Ucraina, i vescovi europei da Firenze: 'Nel nome di Dio, fermatevi'

L'appello per la pace in Ucraina lanciato nella seconda giornata degli incontri dei vescovi e dei sindaci del Mediterraneo

Bombardamenti russi in Ucraina

Bombardamenti russi in Ucraina

Firenze, 24 febbraio 2022 – Si è aperta nel capoluogo toscano la seconda giornata di incontri dei vescovi del Mediterraneo e il primo pensiero è per quello che sta accadendo in Ucraina. Da Firenze monsignor Gintaras Grusas, arcivescovo di Vilnius e presidente del Consiglio delle conferenze episcopali d'Europa, Ccee, rivolge un "accorato appello" per la pace in Ucraina. "Le Chiese che sono in Europa condannano con forza quanto è accaduto questa notte in Ucraina - afferma il presule -: bisogna agire insieme e con determinazione per porre fine immediatamente all'aggressione russa e fare tutto il possibile per proteggere donne, uomini e bambini innocenti: nel nome di Dio fermatevi adesso!".

"La Comunità internazionale, e in modo particolare l'Unione Europea, non lasci intentata nessuna via per fermare questo conflitto - prosegue il presidente del Ccee -, perché le armi cedano il passo al dialogo e ai negoziati, perché venga difeso il diritto internazionale, l'indipendenza e la sovranità territoriale dell'Ucraina. Perché si ponga fine a una guerra che dall'Ucraina si estenderebbe inevitabilmente agli Stati vicini e diventerà una minaccia per tutta l'Europa". "I vescovi europei e le comunità cristiane pregano per le vittime di questo conflitto e per i loro familiari, sono vicini a quanti soffrono per questi atti di violenza", aggiunge.

L'appello dei vescovi del Mediterraneo: "Si fermi la follia del guerra" “Si fermi la follia della guerra”, l'appello che arriva dai vescovi, che “esprimono preoccupazione e dolore per lo scenario drammatico in Ucraina, e rinnovano la loro vicinanza alle comunità cristiane del Paese". Accogliendo l'invito del Papa a vivere il 2 marzo una giornata di digiuno e preghiera per la pace, i vescovi “fanno appello alla coscienza di quanti hanno responsabilità politiche perché tacciano le armi”. “Ogni conflitto – affermano – porta con sé morte e distruzione, provoca sofferenza alle popolazioni, minaccia la convivenza tra le nazioni. Si fermi la follia della guerra!». I vescovi “conoscono bene questo flagello, per questo chiedono a una sola voce la pace”.

E' rimasto a Kiev monsignor Schevchuk Sarebbe dovuto essere a Firenze monsignor Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore della Chiesa greco-cattolica ucraina, ma con lo scoppio della guerra è rimasto a Kiev, accanto alla sua comunità, in queste ore drammatiche. In una lettera inviata al cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana, sottolinea che l'Ucraina sta difendendo i valori europei “al costo del sangue dei propri figli”, e che oggi la sua nazione rischia di essere “trasformata in un campo di morte”. La lettera, letta dal cardinale Bassetti nella giornata di apertura degli incontri del Mediterraneo e rivolta a tutti i presenti, ricorda la tensione che si è “aggravata” perché il governo russo ha “violato la sovranità e l'integrità territoriale del nostro Paese” e che “da otto anni l'Ucraina è vittima innocente di una guerra ibrida condotta dalla Federazione Russa”, la quale ormai non può più essere definita come “crisi ucraina o conflitto, perché si tratta di un vero attacco all'Europa, alla sicurezza, al futuro dell'intero continente europeo”.

L'arcivescovo maggiore denuncia che l'Europa ha preso l'impegno di “difendere la pace e la stabilità come i valori più preziosi”, mentre purtroppo “proprio in questi giorni siamo testimoni del ripristino del diritto del più forte” e così l'Ucraina “difende i valori europei al prezzo del sangue dei propri figli”. Monsignor Shevchuk sottolinea inoltre nella lettera che, in questi otto anni, si contano tra 42 e 44 mila vittime, di cui 13 mila morti e 34 mila feriti, nonché circa due milioni di rifugiati che lasciano le zone di conflitto. “Il popolo – conclude - grida all'umanità intera: aiutateci a difendere la pace in Ucraina e un Europa”.

L'appello dell'arcivescovo di Vilnius Grusas