Strage ferroviaria, confermato il licenziamento di Antonini: anche l’appello dà ragione a Rfi

La motivazione fra 60 giorni, poi resta il ricorso in Cassazione / LE FOTO DEL PRESIDIO A FIRENZE Il processo: "Solo un picchetto poteva forare la cisterna" / Il ricordo della notte di fuoco nel racconto di due sopravvissuti / La città ricorda le vittime a cinque anni dal disastro ferroviario / La fiaccolata a cinque anni dalla strage

Il presidio

Il presidio

Viareggio, 18 luglio 2014 - NON E’ servito un presidio al quale ha partecipato un centinaio di persone; non è bastato che venisse portata al giudice del lavoro Giuseppe Bronzini un’ulteriore documentazione. Ieri pomeriggio è arrivata un’altra mazzata sul collo di Riccardo Antonini, il ferroviere licenziato da Rfi perché consulente per i familiari delle vittime della strage all’interno del processo. L’udienza di appello sul suo rientegro al lavoro ha avuto esito negativo per Riccardo Antonini al quale non resta altro da fare — una volta che saranno depositate le motivazioni di questa sentenza — che rivolgersi alla Cassazione. Ieri l’udienza di appello praticamente non si è neppure svolta. Il giudice Giuseppe Bronzini ha invitato le parti a trovare una conciliazione. Ma non è stato possibile visto che la proposta di Rfi si limitava a considerare il licenziamento di Antonini «da in tronco a con preavviso di 15 giorni». Il giudice ha poi chiesto agli avvocati delle due parti se intendevano continuare l’istruttoria, ma tutti hanno preferito di no. L’avvocato di Antonini, Roberto Giusti, ha depositato al giudice sia la sentenza dl Gip di Genova del 2 maggio con cui veniva archiviata la causa intentata dall’ex amministratore di Fs Mauro Moretti contro Antonini per offese e minacce che Antonini in realtà non ha mai pronunciato, sia il memoriale difensivo che Rfi propose all’indomani della richiesta di archiviazione avanzata già dal Pm. Ma, a quanto pare, tutto questo non è servito.

AMARO e durisssimo il commento di Riccardo Antonini appena appresa la sentenza di appello a lui sfavorevole: «Aspettiamo di conoscere le motivazioni e poi — annuncia — proveremo a fare appello in Cassazione». Dire che questa sentenza lo lascia con l’amaro in bocca è forse riduttivo. «Questa sentenza — ha detto con la solita grinta del combattente quale è sempre stato e qual é — è uno schiaffo a tutti i lavoratori che si battono per la sicurezza nei luoghi di lavoro. Anzi, istiga i datori di lavoro a tralasciare la sicurezza nei luoghi di lavoro. Questa è una sentenza che gronda sangue di tutte e 32 le vittime della strage. A mio avviso è un fatto gravissimo, ma non riusciranno a fermarmi». ​PAROLE di fuoco e di sostegno arrivano anche da Daniela Rombi, presidente dell’associazione Il mondo che vorrei. «E’ la dimostrazione — ha detto — che i poteri forti riescono sempre a imporre la propria legge. Riccardo viene licenziato per un codice etico interno all’azienda. Così facendo si vuole sicuramente intimorire altri ferrovieri che come Riccardo da tempo si battono per avere più sicurezza all’interno delle Ferrovie dello Stato. E’ deprimente vedere che le cose vadano a finire in questo modo». Daniela Rombi e gli altri familiari continueranno comunque a stare vicino a Riccardo Antonini fino al pronunciamento della Cassazione.

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