"Chi è violento verso cani e gatti è un potenziale delinquente" / VIDEO

Intervista alla psicologa pisana Beatrice Caverni

Beatrice Caverni

Beatrice Caverni

Firenze, 1 novembre 2016 - SE È VERO - come è vero, - che è in aumento la sensibilità nei confronti degli animali, è vero anche che purtroppo continuano ad essere numerosi gli episodi di violenza verso di loro. Tra gli ultimi casi che ci hanno sconvolto c’è quello della cagnolina Pilù seviziata e uccisa a Pescia da un uomo di 27 anni.

Sul tema della violenza abbiamo rivolto alcune domande a Beatrice Caverni, psicoterapeuta di Pisa, iscritta all’Albo dell’Ordine degli Psicologi della Toscana e membro del Gruppo di Lavoro Psicologia & Salute di Genere nel sottogruppo Violenza di Genere dello stesso, docente in Comunicazione Efficae presso i Master di Veterinaria Conportamentale e Istruttori Edicatori Cinofili presso l’Università di Pisa Facoltà di Scienze Veterinarie.

Sappiamo che esiste un legame tra la violenza manifestata nei confronti  degli  animali e quella verso le persone e viceversa. Ha un nome questo fenomeno? Può descrivere che cos’è?

Il fenomeno si chiama Link, che in inglese significa appunto legame ed esprime la correlazione tra maltrattamento e/o uccisione di animali e violenza interpersonale, devianza e crimine, in particolare il crimine violento.

Che cosa si intende per maltrattamento/abuso animale?

Secondo Frank Ascione, uno dei massimi esperti, “è un comportamento socialmente inaccettabile che intenzionalmente provochi dolore, sofferenza, angoscia e/o morte non necessarie ad un animale”. Il punto cruciale è l’intenzionalità che richiede la comprensione di come le proprie azioni possono avere conseguenze su altri e un certo livello di controllo su se stessi, in modo da essere liberi di scegliere oppure no.

Questa correlazione ha basi scientifiche? Dagli anni ’60 in poi sono state effettuate numerose ricerche internazionali compiute inizialmente negli USA. Oggi paesi come Canada, Australia, Giappone, Inghilterra, Olanda, hanno apportato ulteriori prove e progetti di prevenzione e cura. In Italia esiste dal 2009 il Progetto Link-Italia, che si sta occupando di raccogliere casi clinici a supporto di questa realtà promuovendo una nuova branca della zooantropologia che si chiama zooantropologia della devianza.

L’attitudine - se così si può definire - alla violenza nei confronti degli animali e quindi anche verso le persone si può manifestare già nei minori?

Nella Classificazione internazionale dei disordini mentali e comportamentali (ICD-10,1996) dell’OMS e nel Manuale dei disturbi mentali dell’ Associazione Americana Psichiatri (DSM-III- R 1987) è stata inserita la crudeltà fisica su animali tra i sintomi del Disturbo della condotta nei minori, già visibile a sei anni e mezzo d’età, nel DSM V del 2015 è stata inserito il concetto di “predittività” ossia l’azione della crudeltà su animali visibile nel Disturbo della condotta può essere predittivo del Disturbo antisociale di personalità nell’adulto, caratterizzato da violazione dei diritti degli altri.

Quale ambiente favorisce il fenomeno?

Le ricerche hanno evidenziato che la crudeltà sugli animali, soprattutto se condotta da minori, deve essere interpretata sia come sintomo di una potenziale situazione esistenziale patogena, dunque il minore è già a sua volta sottoposto a maltrattamento (incuria, abusi psicologici, fisici, sessuali), sia come fenomeno predittivo di contemporanei o successivi comportamenti devianti o criminali quali aggressione alle persone e distruzione di proprietà, furti caratterizzati dalla presenza di una vittima, borseggi, estorsioni, rapina a mano armata, rapimento, violenza sessuale, assalto con fenomeni come la Spree Killer e il Serial Killer.

Che cosa possono fare il genitore, l’insegnante, cittadino quando se ne accorgono?

Il punto critico è il senso della moralità, cioè del rispetto dei diritti umani come previsto dalla Carta di Ottawa e dalle linee guida dell’OMS, è qui che manca l’educazione o l’impossibilità ad accedervi a causa di variabili socio-psicologiche. In termini di prevenzione si potrebbe pensare, essendo un fenomeno che si sviluppa a partire dall’ imitazione di modelli familiari e/o di ambienti di crescita in generale, che l’approccio di intervento sia prima di tutto sistemico/sociale, cioè che coinvolga il nucleo familiare e la comunità di appartenenza attraverso figure professionali preparate sul tema come psicologi, educatori sociali, forze dell’ordine, psichiatri, criminologi nei luoghi di crescita del bambino come asili, comunità religiose, scuola. Come intervento su sintomi già rilevabili la situazione è più complessa, in quanto nelle famiglie con adulti maltrattanti spesso anche l’adulto non violento è soggiogato dal maltrattante. Risulta spesso difficile per un genitore sensibile a questa osservazione poterlo aiutare ma è sempre da consigliare la richiesta d’ aiuto ad sportello di ascolto o alle forze dell’ordine. Come cittadini siamo tutti chiamati ad intervenire attraverso la Legge 20 Luglio 2004, n. 189 "Disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento degli animali, nonchè di impiego degli stessi in combattimenti clandestini o competizioni non autorizzate".

Che cosa è la zoocriminalità minorile?

E’ il coinvolgimento da parte delle malavite organizzate di minori in percorsi d’ iniziazione e addestramento alla vita delinquenziale e criminale fino alla formazione di assassini in veri e proprio “tirocini” di crudeltà animale come coinvolgerli nel bracconaggio, combattimenti tra cani o farli affezionare ad un animale per poi ucciderlo. Risulta un programma di desensibilizzazione all’empatia che invece è necessaria per il rispetto dei diritti umani.

In Italia che cosa si sta facendo?

L’Italia segue le linee guida dell’ OMS ( 1996) per le modalità operative dei professionisti in ambito psicoforense, socio-educativo e sanitario, ma essendo il maltrattamento considerato un reato minore, tale riferimento risulta disatteso. Come detto, dal 2009 esiste il Progetto LINK-ITALIA, che sta lavorando per creare un data base dei Casi Link in collaborare con il Corpo Forestale dello Stato. Inoltre si stanno creando convegni per informare gli addetti ai lavori come nel 2017 presso l’Ordine degli Psicologi della Toscana.

Perché si sta interessando a questo fenomeno?

Sento la necessità, “in scienza e coscienza” come cita il nostro codice deontologico, di promuovere informazione e facilitare una prevenzione in quanto l’urgenza è sotto gli occhi di tutti, ma spesso la volontà degli uomini è secondaria ai dati scientifici e vista la rilevanza copiosa degli stessi non si può dire "non sapevo". 

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