"Beethoven fermato dal Covid. Ma sarà una gioia eseguire la Nona con 200 studenti"

Il maestro Lorenzo Ancillotti, fiorentino direttore della scuola di musica Busoni di Empoli, promette che allestirà appena possibile la sinfonia saltata nell'anno beethoveniano per la pandemia

Lorenzo Ancillotti, direttore della scuola di musica Ferruccio Busoni

Lorenzo Ancillotti, direttore della scuola di musica Ferruccio Busoni

Professor Ancillotti, l'Inno alla gioia strozzato in gola a duecento ragazzi "Il covid ci impedì di iniziare a prepararlo. Lo avremmo  rappresentato a luglio  dello scorso anno, il 250° dalla nascita. Peccato". Ci riproverete? "Non sarebbe più l'anniversario 'tondo'" Il Maestro perdonerà. "Ma non ci perdonerebbero le autorità: mettere insieme duecento ragazzi su un palcoscenico. Assembramento, rischi, ostacoii. Nel 2021 non se ne parla. Ma a Beethoven piacerà lo stesso, se celebreremo il compleanno numero 252 o il 253".  Di numeri, del resto, se ne intendeva.  "Già. Le sinfonie. Non indicate da un titolo, ma da un numero ordinale: prima seconda... nona".  A proposito, quale sinfonia accosterebbe alla pandemia? Per descriverla, rappresentarla. "Forse la settima. Intima tormentata. Con la speranza alternata a momenti cupi e riflessivi". E le altre? "Beethoven ha tanto successo in ogni epoca perché la sua musica racconta ogni stato d'animo che accompagna l'uomo. Nessuno escluso". Cosa l'ha spinta a studiarlo? "Mille aspetti. Apre nella musica e non solo, la porta all'era moderna,è  il cordone fra il classicismo e lo sturm un drang. E affascina il contrasto fra l'immagine quasi divina che ne ha tramandato il romanticismo e la sua vita, così clamorosamente umana, piena di successi pubblici e di impacci privati". Ad esempio? "Il padre alcolizzato, la sordità, supremo contrappasso per un uomo che come nessun altro ha esaltato il senso dell'udito, gli amori per donne impossibili perché sposate o giovani allieve. Amori comunque raramente dichiarati e mai corrisposti".

E chi  poté negarsi a un simile genio? "In una lettera dichiarò amore umano e sincero anche carnale alla donna amata. Un amore immanente, non trascendente. Non si conosce con cetezza l'ìdentità della destinataria. Forse Antonia Brentano".   Umano, molto umano. "Davvero. Sfrondandolo della retorica romantica, che ha cercato di farne un eroe titanico contro il mondo, si scopre un uomo a tutto tondo. Con acciacchi, malattie, relazioni un po' burrascose, animato fa fede cattolica non 'strusciapanche', ma operosa. E destinatario dell'ammirazione convinta dei contemporanei. Non è vero che non fu capito". Chissà come avrebbe sopportato il covid. "La cultura illuministica e libertaria lo avrebbe reso insofferente a zone colorate, obbligo di mascherina. Magari, con quel carattere misantropo, non avrebbe avuto difficoltà ad applicare il distanziamento sociale". Beethoven avrebbe  apprezzato la trasformazione dell'Inno alla gioia nel manifesto musicale dell'Europa?     "I macrotemi della fratellanza fra i popoli, dell'universalità attraversano la sua opera e sono esaltati nella Nona sinfonia nella quale viene messo in musica il testo di Schiller. Si può dire che Beethoven apprezzasse il concetto di Europa come antidoto alle guerre, ai conflitti armati. Non credo che, pur essendo tedesco, gli piacerebbe l'Europa delle banche". Allora, promette che eseguirà la nona sinfonia con il coro di studenti? "Rappresenterà la gioia di tornare a suonare e cantare insieme, di riprendere la vita, dopo tanti disagi. Ma sì, la rappresenterò coi ragazzi".  

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