Amanda Sandrelli e il teatro civile "Ricordare Ustica è un dovere"

La presentazione di un testo teatrale scritto da Massimo Salvianti e diventato libro: domani a Tavarnelle

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di Titti Giuliani Foti

"Di fatto sembra che nessuno sappia niente ma tutti sanno: il compito del cinema e della letteratura è proprio questo. Perchè la democrazia non può progredire con armadi pieni di misteri e cadaveri. Ma una speranza c’è". Si intitola "Un abito chiaro", testo teatrale molto premiato, scritto da Massimo Salvianti, diventato un libro (Manni ed) che sarà presentato domani alle 18 con Amanda Sandrelli al Circolo La Rampa di Tavarnelle Val di Pesa. Con Salvianti, vincitore del Matteotti istituito dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, il sindaco David Baroncelli, la presidente dell’Associazione parenti delle vittime della Strage di Ustica, Daria Bonifetti, l’assessore alle Attività culturali Marina Baretta. Ingresso libero.

Sandrelli, un libro per una speranza?

"Sì esatto: non è un testo cupo ma terribilmente commovente. Con Salvianti prima di arrivare a questo, abbiamo tanto parlato della vita perchè questo racconta, fino a sentire la necessità di visitare il Museo per la Memoria di Ustica a Bologna, che è dentro un hangar dove è stato ricosturito tutto l’aereo pezzo per pezzo. Una sensazione pazzesca, attraverso un camminamento di specchi rotti con una voce di sottofondo che parla e di niente, cioè di quello che si può dire in un aereo quando si viaggia".

Il teatro come testimone del tempo.

"Dobbiamo conoscere il perché, individuare i responsabili, capire cosa accadde alle ore 20.59 del 27 giugno 1980 quando il DC-9 IH870 dell’Itavia scomparve dai radar, è un dovere morale e civile. E soprattutto, per non disperdere nel tempo la memoria delle 81 vittime innocenti che ha mietuto questa vicenda di cui 77 passeggeri e 4 membri dell’equipaggio. E per rispetto verso chi è rimasto tutto questo tempo ad aspettare".

Amanda, cos’è "Un abito chiaro" per lei?

"E’ uno sfogo, un accavallarsi di pensieri fra tante domande tante e pochissime risposte.Immagini di secondi sospesi, a partire dalle cose più piccole, più private, più banali, normali. Da una quotidianità che viene distrutta, cancellata. Senza un perchè".

Massimo Salvianti, lei è l’autore e va oltre la riflessione.

"Nel libro non si ripercorre solo la cronaca della vicenda è lo sfogo di una persona vissuta nel periodo compreso tra gli anni di Piazza Fontana e quelli di piombo, con l’obiettivo di denunciare lo smarrimento di una generazione di fronte ai misteri italiani rimasti irrisolti, al muro di gomma. L’ho scritto per Amanda, straordinaria interprete; l’ho scritto per un’intera generazione disillusa che non ha avuto nè risposte nè certezze".

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