Al telefono il preside cade dalle nuvole "Violenza qui? Nessuno mi ha avvisato"

Ma l’associazione nazionale dei dirigenti scolastici ammonisce: "In presenza di questi fatti, è doveroso intervenire e anche denunciare"

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FIRENZE

Il preside dell’istituto superiore in cui la procura colloca la presunta violenza sessuale in danno di uno studente disabile, non sapeva. Questo è quello che ci dice raggiunto telefonicamente: "Non sono stato informato. D’altronde, se il reato è a querela di parte, chi mi informa?"

Se così fosse, è indubbiamente una stortura che ha colpito anche la famiglia del 17enne che, secondo quanto ci risulta, ha invece avvisato la scuola, teatro per altro anche di accertamenti da parte dei carabinieri.

Effettivamente, però, anche in altri casi i procedimenti giudiziari hanno avuto un passo diverso rispetto ai processi disciplinari.

Adesso che la storia è “pubblica“ (anche se per tutela dell’idientità della presunta vittima dobbiamo limare alcuni dettagli), potrebbe avviarsi comunque un procedimento.

"Il nostro primo compito è educare e il comportamento dei docenti e del personale deve conformarsi a questa nostra missione. Abbiamo un codice deontologico e morale da rispettare: chi viene meno va sanzionato". Per il dirigente scolastico e presidente provinciale dell’associazione nazionale presidi Gianni Camici "se una persona nel mio ruolo viene a sapere di un comportamento non corretto da parte di un docente della sua scuola, ha il dovere di intervenire a livello disciplinare e nel caso denunciare".

Ma non sempre i presidi, conferma Camici, sanno tutto ciò che accade nelle loro scuole: "Sono delle piccole città e non tutto arriva alle nostre orecchie. Ma se lo sappiamo, dobbiamo intervenire".

Con una responsabilità penale se ne risponde anche a livello disciplinare scolastico: "come con tutti i datori di lavoro, ognuno ha una responsabilità anche nei confronti dell’istituzione e delle persone con cui lavora. Per un comportamento scorretto in servizio, se ne risponde anche personalmente e professionalmente".

Camici non vuole commentare casi specifici, ma l’errore di uno – ricorda - non può colpire tutta la categoria: "Nella scuola lavorano un milione di persone. È un mondo che funziona, fatto di persone oneste che fanno bene il proprio mestiere e portano avanti il loro ruolo di formatori. Se qualcuno sbaglia, ne paga le conseguenze personalmente". Le norme di comportamento ci sono, vengono date e ribadite, ricorda il preside, "ma devono essere ben chiare in tutti coloro che fanno questo mestiere, in ogni momento della propria professione e in ogni comportamento. Siamo un esempio per i ragazzi che ci sono stati affidati. È chiaro che se l’errore lo compie un docente desta maggiore scalpore, proprio per la funzione educativa che abbiamo. Dobbiamo per questo avere un comportamento esemplare: per insegnare ai ragazzi la correttezza sotto tutti i punti di vista".

M. P.

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