"Da Firenze a Kiev per difendere la mia terra"

Il racconto di Yevhenii Kharchuk, di professione vigilante ma ora combattente per la sua Ucraina: "Qui sparano dappertutto"

Yevhenii Kharchuk, da quattro anni a Firenze con la famiglia e tornerà in Ucraina

Yevhenii Kharchuk, da quattro anni a Firenze con la famiglia e tornerà in Ucraina

Firenze, 9 marzo 2022 - La buona notizia: gli aiuti umanitari partiti da Firenze venerdì sera – cibo, coperte, vestiti, medicinali, kit di primo soccorso – sono arrivati in Ucraina, a Leopoli e poi stati smistati nelle varie città dove è in corso il conflitto con la Russia. La seconda buona notizia: chi ha portato questi aiuti, su tutti Yevhenii Kharchuk, di professione vigilante a Firenze ma ora combattente per la sua Ucraina, è arrivato sano e salvo a destinazione dopo 19 ore di viaggio tra posti di blocco e beghe varie. La destinazione è, appunto Leopoli, al confine tra Ucraina e Polonia dove si riuniscono i volontari che dicono no alla guerra. La cattiva notizia arriva direttamente da Kharchuk, che adesso si trova a Kiev e che centellina le comunicazioni, sia per ragioni di sicurezza (le conversazioni potrebbero essere tracciate e geolocalizzate) sia per motivi di tempo: "Qui sparano dappertutto e a chiunque. A bambini, donne, giornalisti".

Il messaggio però è piuttosto chiaro. Nessuna tregua, come richiesto. Nessuna pietà, come auspicato. I russi avanzano, attaccano, sparano e che importa chi hanno di fronte. Giusto per ricordare: Yevhenii Kharchuk, da quattro anni a Firenze con la famiglia, ha scelto venerdì sera di fare il tragitto in pullman Firenze-Leopoli perché traumatizzato dalle immagini di guerra, da ucraino ha sentito/deciso di dare supporto alla propria nazione. Insieme a lui hanno viaggiato due autisti e due donne, che andavano a recuperare i propri figli e che sono scese prima dell’arrivo a destinazione del pullman.

"Il mio obiettivo è combattere a Kiev – aveva detto Kharchuk prima della partenza –. Tra Leopoli e Kiev ci sono 550 chilometri, c’è l’autostrada ma è controllata dai russi. Non sarà facile". Ma alla fine quello che non è facile, diventa quantomeno possibile, se lo vuoi. E Yevhenii lo voleva a tutti i costi. Così, arrivato a Leopoli, ha convinto le forze ucraine a mandarlo a Kiev, dove si trova adesso. Ha subito avvisato la madre, che da Firenze segue con grande apprensione (e come darle torto) ciò che sta accadendo. Ha avvisato la compagna, anche lei a Firenze. Ci dicono che ormai Yevhenii è diventato un personaggio piuttosto noto e questo in realtà non è una fortuna perché in quel contesto se sei noto, significa che hai tutti gli occhi addosso, compreso gli occhi cattivi. Ma Yevhenii è davvero un omone, come lo abbiamo chiamato e come diremmo a Firenze. Non è uno che insomma si arrende facilmente. Dopo 19 ore di viaggio, ha preferito rimettersi in moto per raggiungere Kiev e il tragitto non deve essere stato piacevole visti i rischi. Ma poco importa. Yevhenii i rischi li ha calcolati e alla fine è arrivato a destinazione. Lì ha visto quello che le tv raccontano, ma in modo parziale, perché certe cose bisogna vederle dal vivo, con i propri occhi. Ha visto palazzi distrutti, la paura nelle persone, le sirene che suonano, gli amici che scappano, la luce che manca e pure il cibo che scarseggia. La situazione fa schifo, ancor più immaginare che come sempre pagano quelli che non c’entrano niente. Cosa possiamo fare noi italiani? Possiamo continuare a donare, accogliere chi arriverà. E farci sentire.

Sabato 12 non prendete impegni. In piazza Santa Croce, nel primo pomeriggio, c’è la manifestazione contro la guerra, organizzata dal sindaco di Firenze e presidente di Eurocities (la rete che collega le principali città europee, ne sentirete parlare) Dario Nardella. Ecco cosa possiamo fare. Esprimere dissenso, protestare. Se è vero che spesso la storia ritorna è altrettanto vero che siamo noi a farla tornare, con i nostri errori. Vediamo di ricordarcelo.