"Affitto troppo alto, lasciamo Ponte Vecchio"

L’oreficeria Callai fu aperta 52 anni fa. "Il contratto è scaduto, ci hanno chiesto quasi il doppio. Dobbiamo andarcene ma che dolore"

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Francesco Callai ha 82 anni, 52 anni fa aprì la gioielleria Callai insieme al fratello, oggi 88enne, Emilio. Dopo cinquantadue anni di storia su Ponte Vecchio Francesco è costretto a chiudere bottega perché non è stato raggiunto l’accordo con il canone di affitto. Francesco Callai, era arrivato su Ponte Vecchio subito dopo l’Alluvione quando lasciò il negozio di famiglia di via della Vigna Nuova. Con il fratello, la figlia Claudia e il nipote Alessandro, per anni ha portato avanti l’arte orafa fiorentina servendo generazioni e generazioni di abitanti e turisti di tutto il mondo. "Dopo 12 anni è scaduto il contratto di locazione, non siamo riusciti a raggiungere un nuovo accordo. Ci è stato chiesto quasi il doppio, impossibile per un’attività familiare come la nostra reggere il rialzo" spiega la figlia Claudia.

Il fondo sarebbe stato preso da un mega colosso internazionale. Nella bottega di Ponte Vecchio sono passati Rupert Murdoch, Muammar Gheddafi, che comprò una cintura in oro massiccio, Ornella Vannoni. Anche Oriana Fallaci più volte era entrata a salutarli. "E’ stata una ferita grande per mio padre – riprende -, un dolore immenso. In un attimo, sono svaniti i sacrifici di una vita. Tutti noi lasciamo un pezzo di cuore su Ponte Vecchio. Abbiamo cercato di andare avanti ma non ce l’abbiamo fatta".

Così a fine mese la famiglia Callai chiuderà a chiave la bottega di Ponte Vecchio e il sogno di tramandare il piccolo scrigno ai nipoti di Francesco che sarebbero stati la terza generazione. "Oggi è successo a noi ma se nessuno fa niente per invertire questa corsa ai mega affitti toccherà ad altri. E la nostra tradizione piano piano andrà a morire. Abbiamo scritto al sindaco ma non abbiamo avuto risposta. Il timore è che possa accadere quanto già accaduto decenni fa sul Ponte di Rialto a Venezia".

Nel corso degli anni la Gioielleria Callai ha cercato di proporre gioielli unici, fatti a mano secondo la migliore tradizione. "Abbiamo cercato di curare anche le vetrine – sottolinea Claudia -, esponendo quasi esclusivamente articoli che richiamano la nostra identità. Abbiamo cercato in tutti i modi di non omologarci, per la nostra azienda e per tutta la città". Ora la famiglia Callai è alla ricerca di un nuovo negozio. "Questa storia - conclude Claudia - è stata molto dolorosa e appena avremo un terreno solido sotto i piedi, mi piacerebbe aprire un sito internet e ricreare una mappa con i negozi storici di Firenze costretti a chiudere o sfrattati da questo mondo moderno che corre troppo veloce. Questo lo faccio soprattutto per le generazioni future perché non possiamo essere un popolo senza memoria".

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