Firenze, 23 aprile 2014 - Quattro mele, rosse e succose, un chilo di farina, un piccolo panetto di burro e quattro uova, incartate nel giornale. Mille lire in tasca e via, per mano alla nonna, al Mercato centrale. Iniziava così un giorno di felicità per una bambina che non aspettava altro che salire sulla scala mobile all'interno della struttura, uno spasso tutto da guadagnare, con grande pazienza, perché le mele, quando ancora al primo piano del Mercato c'erano i fruttivendoli, si compravano per ultime. "Pesano!", diceva la nonna. Non importava, lo spettacolo di odori e colori una volta giunte su, ripagava l'attesa. Lo zucchero in casa non mancava mai, ma spesso compravamo anche quello, più volentieri però dal pizzicagnolo all'incrocio fra via Faenza e via dell'Ariento, proprio accanto al fornaio, ormai chiuso da un po'.

Il tratto era breve perché da piazza Madonna c'era da percorrere si e no trecento metri per arrivare alla grande gabbia rossa che all'interno sembrava proprio il paese dei balocchi. Comunque l'obiettivo, ricordo bene, era salire sulla scala mobile. Poi su era sempre strabiliante trovarsi davanti quell'offerta così varia. Ogni avventore, e ce n'erano, aveva là il suo banco di fiducia e fra i tanti c'era una signora bionda, non giovanissima, che regalava ciliegie, per assaggiarle, poi un ragazzo che invitava invece a provare l'uva, altri mandarini, altri ancora sorridevano semplicemente promettendo sconti, soprattutto quando eravamo vicini all'ora di chiusura. Tutti rigorosamente con il grembiule blu, quello bianco ce lo avevano i macellai al piano di sotto (chissà poi perché prorpio il colore più candido abbinato alla ciccia!).  Un mercato insomma dove trascorrere una mattinata semplice e meravigliosa che culminava con una bella merenda a base di torta di mele. Genuina. Come lo era la passeggiata per procurarsi gli ingredienti.

Non si tratta di paragoni, era proprio un'altra cosa. La confidenza, quasi l'amicizia, che si instaurava con i negozianti era davvero qualcosa di rassicurante. Lo è ancora, nessuno dubita, ma la realtà è cambiata, non senza pagare pegno. Il Mercato infatti ha scontato anni e anni di degrado, di abbandono. Finché ora, finalmente, verrà rinnovato. Speriamo sempre che sia in meglio e che sia un tutt'uno con la città e la sua storia.