Firenze, 17 marzo 2014 - L' 11 marzo 2014, le Royal Courts of Justice di Londra hanno negato l'estradizione del cittadino somalo Hayle Abdi Badre richiesta dalla Procura di Firenze "poiché il nostro Ministero della giustizia non aveva offerto garanzie sufficienti che il Badre non avrebbe subito trattamenti 'inumani e degradanti' una volta incarcerato in Italia", secondo quanto riportato in un comunicato di Radicali Italiani.

Un episodio clamoroso che si inserisce nel dibattito sulla drammatica condizione (per detenuti, agenti e operatori) del pianeta carcere italiano. Una decisione che, ovviamente, non è contro la Procura di Firenze, ma che punta il dito sul sistema penitenziario del nostro Paese.

"La difesa del signor Badre _spiega l'ex senatore radicale fiorentino, Marco Perduca_ mi aveva chiesto di preparare un apprezzamento della situazione generale delle carceri italiani e un'analisi della mancanza di riforme a seguito della 'sentenza pilota' adottata dalla Corte di Strasburgo nel gennaio 2013. La cosiddetta sentenza Torreggiani infatti chiede all'Italia di affrontare le strutturali violazioni dell'articolo 3 della Convenzione europea sui diritti umani, quello relativo ai trattamenti inumani e degradanti, imposti a migliaia di detenuti in violazione degli standard previsti dall'Ue e del Consiglio d'Europa".

Dunque, secondo Perduca, "la decisione delle Royal Courts di Londra potrebbe divenire un precedente per ogni altra richiesta di estradizione che l'Italia ha in giro per il mondo e dovrebbe esser tenuta di contro come un'ulteriore monito e denuncia del modo con cui le istituzioni italiane non rispettano i propri obblighi internazionali relativi alla Convenzione europea dei diritti umani e al Patto internazionale sui diritti civili e politici".

E, in effetti, proprio partendo dalla decisione su Badre, i giudici della Corte di Westminster hanno deciso di non concedere l'estradizione in Italia del boss mafioso Domenico Rancadore, detto "u' professuri", per il quale sono stati disposti l'obbligo di firma e il braccialetto elettronico.

Il capomafia di Trabia, 65 anni, fu condannato in Italia nel 1999 per associazione mafiosa ed estorsione e vive da 20 anni in Gran Bretagna. Rancadore, in attesa dell'appello, potrà tornare nella sua casa di Uxbridge.

Secondo quanto riferito dalla Bbc, il giudice Howard Riddle ha dichiarato che la sua iniziale decisione era quella di dare il via libera all'estradizione ma ha poi cambiato idea, basandosi su un caso precedente che riguardava il tribunale di Firenze e Hayle Abdi Badre.

Nella sentenza su Rancadore hanno giocato anche un ruolo importante le precarie condizioni di salute di Rancadore, affetto da angina, e di recente ricoverato in ospedale.