Firenze, 28 febbraio 2014 - «MI SEMBRA poco, ma va bene così, meglio che niente... Mio figlio non si è suicidato o non aveva fatto nulla di male: il suo onore, ora, è salvo». Alle otto di sera — in un deserto Palagiustizia che al calar delle tenebre appare sempre più simile a una spettrale Gotham City — un’esausta Angela Manni accoglie a braccia conserte la nuova sentenza sull’incidente che la sera del 2 settembre 2006 le portò via suo figlio Luca Raso, il 18enne romano precipitato da un bastione di un Forte Belvedere. La corte d’appello (presidente Silvia Martuscelli, relatore Paola Masi, giudice a latere Giovanni Perini) ha infatti parzialmente riformato la sentenza di primo grado che condannava per omicidio colposo a un anno di reclusione l’ex assessore alla cultura del Comune, Simone Siliani, e a 10 mesi l’allora capo della direzione cultura del Comune, Giuseppe Gherpelli: la corte ha confermato la condanna per Siliani, difeso dall’avvocato Neri Pinucci, e ha invece assolto per non aver commesso il fatto Gherpelli, assistito dagli avvocati Lorenzo Zilletti e Fausto Giunta.

Per Gherpelli è un secondo riconoscimento della sua innocenza, essendo stato assolto anche nel processo per la scomparsa di Veronica Locatelli, la cui madre Anna Maria e il fratello hanno assistito all’intera udienza. Nel processo c’era anche un terzo imputato, il perito tecnico Ulderigo Frusi, difeso dall’avvocato Sigfrido Fenyes, già assolto in primo grado e stralciato dal procedimento di ieri al 14 luglio per un vizio di forma nella notifica.

IL SOSTITUTO procuratore generale Giancarlo Ferrucci aveva chiesto per Siliani e Gherpelli condanne più elevate del primo grado, giudicando attribuibile a carico di entrambi l’aggravante per la violazione delle normative sulla sicurezza sui luoghi di lavoro. I giudici non sono stati di quest’avviso, confermando la sola condanna di Siliani ed evidenziando vieppiù la linea di condotta già tenuta nel processo per la morte di Veronica: colpevoli dell’estrema pericolosità del Forte Belvedere non vanno considerati i tecnici o i privati bensì i politici come Domenici nel caso Locatelli e Siliani in questo. Questo è quanto. Peccato tuttavia che, come ha detto uno degli avvocati difensori, «basterà fare un ricorso ammissibile in Cassazione e tutto andrà prescritto». Cosa che sarebbe già avvenuta lunedì se ieri non si fosse celebrato il processo.