Scandicci (Firenze), 31 gennaio 2014 - Stava per cominciare lo spettacolo di Simone Cristicchi, Magazzino 18, voluto con grande lungimiranza dalla Fondazione Toscana Spettacolo.
Una cinquantina di ragazzi sui vent'anni invade il teatro Aurora di Scandicci prima che inizi. Si infilano, bravi come topi, in quell'intercapedine temporale che va dall'ultimo biglietto staccato, all'inizio della rappresentazione scenica.

 


Scorrono veloci nel corridoio che divide in due la platea, e piombano sul palcoscenico, srotolano uno striscione delirante, <La storia non è una fiction>. Imbracciano megafoni e cominciano a urlare, a inneggiare al comunismo di Tito.  Dal palcoscenico attirano l'attenzione tra urla e fischi. La gente è stufa, stufissima di questa appropriazione indebita di tempo e spazio. Alcuni anziani si alzano, li minacciano, dicono loro di andarsene. Loro no, non ne vogliono sapere, vogliono far valere le ragioni di un comunismo che conoscono solo loro, che difendono contro l'<uso politico, il revisionismo storico di Cristicchi, che legittima il nazionalismo italiano antislavo>. Un delirio allo stato puro.



Accese le luci della sala: adesso è tutto più chiaro. Sono tanti, un po' bambini belve, un po' esaltati: ragazzi di vent'anni che vorrei capire cosa sappiano mai del revisionismo storico, di Cristicchi e perchè mai inneggino a Tito.  Tra le urla, che sembrano non finire, cercano di spiegare col megafono ragioni insostenibili per orecchie umane, intollerabili per la ragione.

 


Molte persone dal pubblico si sentono offese e reagiscono di brutto, a muso duro. Quelli sbeffeggiano e continuano con la loro protesta dal palcoscenico, sventolando uno striscione che viene tirato via dal pubblico, poi rimesso su dal gruppo, poi strappato, poi rappezzato e rifatto sbandierare senza consensi. Un testa a testa con un'escalation di inutile furia, andato avanti almeno una ventina di minuti. Se ne devono andare, andatevene, via. La gente urla. Gli invasori del teatro tirano fuori un pacco di volantini Firenze Antifascista, c'è scritto. Li seminano dovunque. Il pubblico è stufo, e li mette in fuga: se ne devono andare. Subito.
Cristicchi giustamente non si vede, consigliato onde evitare altri disordini, resta dietro le quinte.
Poi i carabinieri: che fanno servizio d'ordine in sala fino alla fine.

Ma perchè Magazzino 18 crea di questi furori? Bisognerebbe, invece, dire grazie a Simone Cristicchi per questo lavoro appassionato e importante che cerca di rendere giustizia ai troppi martiri dimenticati di questa nostra Italia. Ha fatto mesi di ricerche questo artista, un lavoro immenso, per arrivare a mettere in scena questa storia che racconta di vittime innocenti, dello stordimento di un'Italia che all'improvviso si è ritrovata senza un fetta della sua terra, l'Istria. L'esodo ei giuliano dalmati.

Racconta Cristicchi che al Porto Vecchio di Trieste c’è un “luogo della memoria” particolarmente toccante. Racconta di questa pagina dolorosissima della storia d’Italia, una vicenda complessa e mai abbastanza conosciuta del nostro Novecento. Ed è ancor più straziante perché affida questa “memoria” non a un imponente monumento o a una documentazione impressionante, ma a tante piccole, umili testimonianze che appartengono alla quotidianità.

 


Una sedia, accatastata assieme a molte altre, porta un nome, una sigla, un numero e la scritta “Servizio Esodo”. Simile la catalogazione per un armadio, e poi materassi, letti, stoviglie, fotografie, poveri giocattoli, altri oggetti, altri numeri, altri nomi… Oggetti comuni che accompagnano lo scorrere di tante vite: uno scorrere improvvisamente interrotto dalla Storia, dall’esodo.


Con il trattato di pace del 1947 l’Italia perdette vasti territori dell’Istria e della fascia costiera, e quasi 350 mila persone scelsero – davanti a una situazione intricata e irta di lacerazioni – di lasciare le loro terre natali destinate ad essere jugoslave e proseguire la loro esistenza in Italia. Non è facile riuscire davvero a immaginare quale fosse il loro stato d’animo, con quale sofferenza intere famiglie impacchettarono tutte le loro poche cose e si lasciarono alle spalle le loro città, le case, le radici. Davanti a loro difficoltà, povertà, insicurezza, e spesso sospetto.

 


Uno spettacolo pensato, equilibrato. Che non fa sconti e non regala.
Che sta ottenendo un successo che parte dal cuore, ma forse più di un successo, questo spettacolo vale una condivisione che molti sentono quanto  sia giusto dover condividere.
Stamani sempre al teatro Aurora c'è stato un incontro tra Cristicchi e i ragazzi delle scuole: in cinquecento hanno ascoltato senza che volasse una mosca: l'esodo di italiani cancellati dalla storia, le  tante piccole, umili testimonianze che appartengono alla quotidianità sono stati l'argomento di questo incontro bellissimo.

Ed è talmente importante il lavoro di Simone Cristicchi, Magazzino 18  che il 10 febbraio che gli sarà dedicata una puntata di Porta a Porta. E dopo la trasmissione lo spettacolo andrà in onda su RaiUno