Firenze, 16 dicembre 2013 - E' ripreso nel Palazzo di Giustizia di Firenze il processo di appello-bis per la morte di {{WIKILINK}}Meredith Kercher{{/WIKILINK}}, la ragazza inglese uccisa nella notte del 1° novembre 2007 a Perugia. Sul banco degli imputati (in modo virtuale, non essendo presenti in aula) {{WIKILINK}}Amanda Knox{{/WIKILINK}}, che è rimasta negli Stati Uniti, e {{WIKILINK}}Raffaele Sollecito{{/WIKILINK}}. Quest'ultimo, dopo aver partecipato a due udienze, è partito dall'Italia e si troverebbe a Santo Domingo, in attesa di rientrare (secondo quanto assicurato dagli avvocati) per il giorno della sentenza, intorno a metà gennaio.

Nell'udienza di oggi toccava ai legali della famiglia della vittima, a partire dall'avvocato Vieri Fabiani, mentre l'intervento più atteso era quello dell'avvocato Francesca Maresca. Arrivando in aula, Maresca ha subito ribadito la sua convinzione: "Sono certo della colpevolezza dei due imputati"

Fabiani ha sottolineato come sia "provata la presenza sul luogo del delitto degli imputati", ha sostenuto che la carenza di movente è irrilevante, perché "l'assunzione di sostanze stupefacenti e l'eccitazione del momento hanno scatenato la follia omicida degli imputati, persone che in quelle condizioni hanno un'altissima capacità criminale". Fabiani ha ricordato che Amanda Knox ha ricostruito particolari del delitto, proprio perché "era presente". Sul punto del movente ha commentato, nella pausa dell'udienza, l'avvocato Luciano Ghirga, difensore di Amanda Knox: "Loro dicono che il movente non conta, ma la verità è che Amanda e Raffaele non avevano nessun motivo per scatenare tanta violenza". Sempre per la parte civile è intervenuta l'avvocatessa Serena Perna che ha insistito sulle tante lesioni sul corpo della vittima, "tante e portate con mezzi diversi, con due coltelli e a mani nude, questo dimostra che l'assassino non può essere uno solo".

Maresca ha attaccato duramente la sentenza di appello di Perugia (che assolse gli imputati) definendola "una baracca fatiscente rasa al suolo dalla cassazione", sostenendo che gli alibi degli imputati "sono tutti falliti e falsi", polemizzando con quei giornalisti e opinionisti "che esprimono giudizi in tv senza aver letto le carte processuali" e "scrivono articoli senza venire alle udienze" con la tesi delle difese che sostengono la contaminazione dei reperti scientifici. "E' ora di dire basta con questa storia della contaminazione" ha detto il legale di parte civile. Secondo Maresca, i giudici popolari devono "dimenticare le contrapposizioni e le polemiche create fuori dal processo e anche le dichiarazioni di Sollecito e Knox che mentre noi stiamo discutendo un processo nei loro confronti sono altrove". Stigmatizzato da Maresca l'appello che fa Amanda Knox sul suo sito per raccogliere fondi a favore della famiglia della vittima: "Una cosa intollerabile". L'avvocato Ghirga risponde anche su questo: "Mi pare una cosa naturale perché Amanda e Meredith erano amiche".

Maresca ha insistito sul fatto che sia la calunnia di Amanda Knox contro Lumumba (la Knox non è stata sottoposta a forzature o pressioni, dice l'avvocato) sia la simulazione del furto nella casa di via della Pergola sarebbero "il fulcro della definizione della responsabilità degli imputati".

Dopo la pausa di pranzo, Maresca ha ribadito la presenza di più soggetti sul luogo del delitto e ha ripreso la sua arringa tornando sulla questione del movente che "sta nel fatto di aver perso il controllo" e di non sapere fermarsi rispetto alle minacce fatte a Meredith anche "perché tutti conosciuti dalla vittima" che, quindi, li avrebbe denunciati per la violenza subita.

Sulla questione degli alibi Maresca ha ribadito che quelli dei due imputati "sono mendaci e falsi", contestandoli tutti con articolate argomentazioni: dall'ora della cena ("una telefonata di Raffaele riferita dal padre la colloca alle otto e mezzo di sera, orario compatibile con il delitto") all'uso del computer; dalla chiusura dei telefoni al fatto che i due avrebbero dormito insieme a casa di Sollecito svegliandosi alle 10. 

Sul capitolo delle tracce, l'avvocato Maresca ha sostenuto che l'impronta insanguinata sul tappetino del bagno "è di Raffaele Sollecito", così come anche il Dna sul famoso gancetto del reggiseno della vittima. Maresca è tornato a criticare gli esiti del processo di appello, quello che assolse gli imputati: "I periti sulle tracce genetiche andavano ricusati; come la sentenza anche quelle perizie erano fatiscenti e i giudici si sono appiattiti su quelle perizie delegando ai periti le motivazioni della sentenza". Per Maresca, quindi, è più che valida la perizia effettuata in primo grado sul coltello rinvenuto a casa Sollecito e che per l'accusa è l'arma del delitto. "Su quel coltello è stata trovata traccia del Dna della vittima", ha ribadito Maresca, respingendo ancora una volta la tesi della contaminazione.

Maresca ha annunciato che i familiari di Meredith Kercher saranno a Firenze il giorno della sentenza dell'appello bis. "Nessuno si ricorda più di Meredith - ha detto Maresca - mentre gli imputati scrivono libri e sono famosi". Infine, una citazione da Sant'Agostino: "La punizione è giustizia per l'ingiusto". Quindi Maresca ha concluso: "La punizione che noi chiediamo renderà giustizia nel rispetto delle leggi".

Domani dovrebbero iniziare le arringhe delle difese.

Nella sua arringa, il pubblico ministero Alessandro Crini aveva avanzato pesanti richieste di condanna dei due imputati: 30 anni per Amanda Knox (26 per omicidio volontario e 4 per calunnia nei confronti di Patrick Lumumba) e 26 per Raffaele Sollecito. I due furono condannati in primo grado (26 anni lei, 25 anni lui), poi assolti in appello, quindi la Cassazione ha annullato la sentenza disponendo un nuovo processo di appello, quello in corso a Firenze.

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