Firenze, 14 dicembre 2013 - L'ex Gover è una discarica nel mezzo di un quartiere. Un rifugio per i senza tetto è diventato ormai l'ex stabilimento Gover di via Pistoiese che, fra l'altro, il tetto non ce l'ha più. Come faranno queste persone a dormire in baracche di legno e lamiera? Ad utilizzare i vecchi vespasiani dove non c'è neppure la porta? In via del Pesciolino ci sono 14.000 mq preda del più totale degrado.

Fratelli d'Italia ha organizzato una “visita” nell'ex fabbrica: Giovanni Donzelli, Paolo Marcheschi e Francesco Torselli hanno denunciato lo stato in cui versa l'ex Gover, i rischi per la salute che corrono gli occupanti e tutto il comprensorio abitativo di via Pistoiese.

“Questa – ha detto Donzelli – è una situazione di degrado e abbandono sotto gli occhi di tutti. Un anno e mezzo fa il sindaco Matteo Renzi venne in questo quartiere e promise che l'area (ancora di proprietà privata) sarebbe stata bonificata e riqualificata. Qui sarebbero nati un parco pubblico, un asilo e appartamenti destinati alle famiglie meno abbienti.  Dov'è tutto questo?”.

Nel primo corpo di fabbrica ci sono delle baracche ricavate con lamiere, pezzi di plastica e legno. C'è un materasso e ai fili sono stesi maglioni, pantaloni e per terra carpe messe ad asciugare. Il secondo corpo di fabbrica è una vera e propria discarica: divani, sedie, mobili spaccati, giocattoli, abbigliamento, spazzatura ovunque. Roba ammassata che copre il pavimento e sotto la quale potrebbe esserci di tutto, anche un cadavere. Gli altri fabbricati sono vuoti o pieni di sporcizia. In un altra porzione sono rimasti appesi solo i neon: il soffitto non c'è più. Qualcuno ha portato anche dei cartelli e gli ha messi all'esterno delle baracche in chiave umoristica: “Attenti al cane” oppure “cancello automatico”.

Di giorno non c'è nessuno: è probabile che gli occupanti siano in giro per qualche lavoretto o alla ricerca di come sbarcare il lunario. Questo è il loro “riparo” per la notte. Superata la rete ci sono i giardini condominiali. La storia dell'ex Gover è una ferita aperta per Firenze e sembra, purtroppo, non avere mai fine.

di M. Serena Quercioli