Firenze, 22 ottobre 2013 - Bloccare la pubertà nei bambini che manifestano sintomi di transessualità. Un'ipotesi terapeutica, quella che arriva da Careggi e di cui riporta oggi il Corriere Fiorentino, destinata a sollevare polemiche.

Disforia di genere. E' questo il nome di un disturbo che si presenta come un forte e persistente desiderio di identificarsi con il sesso opposto, piuttosto che il sesso biologico. I segni di sofferenza si palesano fin dalla tenera età, quando un bambino vuole giocare e vestirsi da femmina (o viceversa), o si rifiuta, per esempio, di urinare secondo le norme sessuali. Ma la possibilità di diagnosi arriva solo con l'adolescenza, quando comincia un percorso lungo e difficile, che può concludersi con dolorosi interventi chirurgici.

In questo contesto si inserisce la richiesta di diagnosi precoce, avanzata dal reparto di Medicina della Sessualità e Andrologia di Careggi alla Regione. “Ci sono farmaci - sostiene il professor Mario Maggi, dirigente del reparto - che bloccano la pubertà precoce, noi abbiamo chiesto l’autorizzazione ad estenderli sulla pubertà “inadeguata”. In questo modo possiamo indirizzare la pubertà verso il sesso a cui il paziente si sente davvero di appartenere". E' un modo, continua il professore, per risparmiare al paziente molte sofferenze. La terapia ormonale è infatti "reversibile, rispetto all'irreversibilità di un intervento chirurgico"

La proposta, rivolta in primis al Consiglio sanitario regionale, non è piaciuta al consigliere regionale Gian Luca Lazzeri (Più Toscana), membro della IV commissione Sanità: "Una richiesta inquietante sulla quale si allunga l’ombra della manipolazione biologica. Si andrebbe a modificare lo sviluppo fisico dei bimbi, ancora minori ed in piena fase di sviluppo e crescita". Il Centro di Careggi sarebbe l'unico di tutta l'Europa meridionale ad effettuare la diagnosi precoce. "Un “merito” soltanto presunto  - accusa Lazzeri - che spaventa e che come risultato avrebbe quella di mettere alle calcagna di un bambino un team di professionisti pronti a intervenire sulla sua sessualità. Riteniamo pertanto avventato coinvolgere il Consiglio sanitario regionale in questo momento, essendo necessario un ragionamento più ampio poiché non si tratta di una semplice tecnica medica".

Secondo i dati fornita dall'Agenza Adkronos sono circa 100 gli interventi di cambio di sesso effettuati ogni anno in Italia, per due terzi si tratta di un passaggio maschio/femmina, per un terzo femmina/maschio. La casistica nel nostro Paese ci dice, inoltre, che 1 persona su 35.000 chiede il passaggio dal sesso femminile a quello maschile e 1 su 18.000 il contrario.