Firenze, 13 giugno 2013 - Il gup di Firenze ha rinviato a giudizio Giovanni e Lucia Aleotti, figli del patron della Menarini, Alberto Aleotti, in merito al procedimento sulla gestione dell'azienda farmaceutica per evasione fiscale e riciclaggio e, per Lucia Aleotti, anche corruzione. La posizione del padre Alberto Aleotti, 90 anni, è stata invece stralciata per motivi legati alla sua salute. Oltre agli Aleotti sono stati rinviati a giudizio tre loro collaboratori: Giovanni Cresci, Licia Proietti e Sandro Casini.

Altri tre imputati sono stati assolti mentre altri quattro hanno patteggiato la pena. Tra questi ultimi, hanno patteggiato pene da 6 mesi a un anno e 10 mesi quattro amministratori di società svizzere: Roberto Verga, Roberto Noseda, Simona Quadri e Pier Franco Riva. I tre assolti sono, invece, un autotrasportatore e due legali rappresentanti di società estere.

L'accusa: la Menarini avrebbe artatamente 'gonfiato' per 30 anni il prezzo dei farmaci, sovrafatturando l'acquisto di principi attivi attraverso una serie di società estere fittizie truffando così lo Stato attraverso i rimborsi del Servizio sanitario nazionale. Nell'arco dell'inchiesta, come cifra equivalente all'illecito, la procura ha fatto sequestrare 1 miliardo e 200 milioni di euro alla famiglia Aleotti, provvedimento poi annullato dalla Cassazione dopo un complesso iter giudiziario.

La difesa: ''In dibattimento - hanno spiegato gli avvocati difensori Alessandro Traversi, Mario Casellato e Roberto Cordeiro Guerra - quando ci sarà l'opportunità di un approfondimento, dimostreremo l'assoluta infondatezza dell'accusa. In fase di udienza preliminare le valutazioni del giudice non possono essere particolarmente approfondite. Ricordiamo, inoltre, il felice esito già ottenuto dalla Cassazione riguardo il sequestro''