Firenze, 12 giugno 2013 - Tutto inizia alle 6.30 alla fermata dell’autobus che dall’Osmannoro arriva alla stazione di Santa Maria Novella. Barba fatta e magliette pulite, aria innocua. La prima riunione tutti insieme nella sala d’attesa e poi si comincia il lavoro. Non stiamo parlando di pendolari che ogni giorno attraversano la stazione principale di Firenze, ma di un gruppo di nomadi che dalla mattina alla sera tartassa con i "trucchi" più vari l’ondata di lavoratori e turisti di passaggio per Santa Maria Novella per mettere a segno borseggi.

Sono più di quaranta, uomini e donne. La loro specialità è il furto con destrezza. Sotto gli occhi di tutti, anche delle telecamere della stazione, ogni giorno, senza ferie o festivi, va in scena tra i binari il valzer del borseggio, un vero e proprio racket con appostamenti strategici e logistica da intelligence. Alla Nazione sono giunte segnalazioni da parte del personale interno alla stazione, esausto di questo martellamento continuo: "Vorrei denunciare il forte degrado della stazione - dice l’ultima mail - dovuta anche a una presenza costante e violenta di circa 40 nomadi che sotto gli occhi di tutti derubano turisti...". Grazie a queste segnalazioni, ieri siamo andati sul campo "aiutati" dalla nostra fonte ed è stato possibile seguire ogni mossa del gruppo di nomadi.

La scena che si presenta è questa: mentre gli uomini fanno il palo in diversi punti della stazione, soprattutto nel sottopasso del binario 3, le donne simulano con falsa cortesia di voler aiutare i turisti a portare i bagagli, oppure a fare il biglietto alle macchinette. Basta un po’ di disattenzione e il borsello è già un ricordo lontano. Tutta l’organizzazione è poi corredata da un codice gestuale con cui la banda comunica anche a distanza. L’area più battuta è quella dei primi cinque binari, dove arrivano i regionali, meno controllati degli Eurostar. Capita spesso, come hanno raccontato addetti ai treni, che qualche passeggero si ribelli e che dalle adulazioni petulanti i nomadi passino alle minacce. Ieri sono stati anche segnalati atti osceni all’interno di un treno fermo al binario.

Altro bersaglio facile per rubare qualche spicciolo sono le macchinette del caffè e delle merendine. Nell’area della stazione ci sono circa quaranta apparecchi che, come è stato raccontato da un addetto alla manutenzione, sono spesso danneggiate e scassinate, per un totale stimato in circa 10mila euro al mese. Il gioco è semplice: basta inserire una paletta di plastica nella gettoniera con monete di piccolo taglio in maniera da bloccare i soldi inseriti dagli utenti. Il fatto più disarmante, però, è che la stazione è presidiata con attenzione da molti agenti della Polfer, dalle guardie giurate e anche dagli stessi capotreni, che ormai conoscono i ‘loro polli’. Tutti impegnati ogni giorno in una sfibrante opera di prevenzione. L’azione della polizia però non può andare oltre al continuo e incalzante allontanamento dei presunti borseggiatori dalle loro prede. Se non c’è flagranza di reato, è impossibile l’arresto, e comunque anche le manette non farebbero altro che portare alla sostituzione di un altro attore della stessa scena.

Nonostante lo schieramento delle forze dell’ordine dunque, il massimo a cui si può ambire è un ping pong tra guardie e presunti ladri, dove la prontezza degli agenti a sventare il tentativo di furto sia più efficace di quella dei ladri a frugare nelle borse. Oltre ai quaranta nomadi che ogni mattina timbrano puntuali il ‘cartellino’ della stazione, Santa Maria Novella ospita pure molte facce ormai note negli schedari delle forze dell’ordine. Se non fosse un triste palcoscenico di degrado umano, la comunità ‘parallela’ che abita la stazione potrebbe sembrare una folcloristica armata Brancaleone. Sempre come raccontato da alcune persone che lavorano in loco, passeggiando sui binari si possono incontrare le cosiddette temibili gemelle. Le due donne sarebbero abilissime borseggiatrici che sanno muoversi all’unisono come due cloni. Fuori e dentro la cella come a casa loro, si racconta che le gemelle sfidano la polizia ogni giorno, senza aver paura nemmeno del plotone di nomadi. In questo desolante teatro di strada, una parte di tutto rilievo è quella della storica prostituta del parcheggio davanti all’entrata della stazione. La prima vittima della ‘bella di giorno e di notte’ è proprio la polizia. Per non mettere le mani addosso alla donna, attrice di continui atti osceni, sono stati gli stessi agenti ad avere la peggio. Sembra che nemmeno le lusinghe di casa e assistenza dei servizi sociali abbiano finora distolto la donna dall’esercizio della sua "professione". E poi alla base della piramide ci sono loro, i senzatetto. Almeno in questo caso la richiesta di una moneta o di un caffè è fatta con un sorriso. Nonostante il pattugliamento continuo che avviene alla stazione, rafforzato anche da telecamere amiche, il racket dei furti riesce quindi a sopravvivere. Non esiste crisi nella microcriminalità, che però conosce la concorrenza. Spesso bande rivali vanno a litigare sui binari, verso la Fortezza. L’unico accordo implicito, infatti, è discutere o picchiarsi lontano dalla polizia. Ma dopo la rissa lontano dalla stazione, torna zelante il solito tran tran: l’attesa del turista distratto appena la polizia gira l’angolo.

Laura Tabegna