di CLAUDIO CAPANNI

 

Firenze, 28 novembre 2012 -  «SALIRE ai piani alti, salire ai piani alti». Il pomeriggio da cani di piazza Puccini risuona dentro i megafoni della Protezione civile e dei vigili urbani. Alle 17 cominciano a gracchiare verso i palazzi di via delle Cascine e via Tartini. Sotto ai loro stivali piantati sul ponte di via Baracca c’è un Mugnone mai visto. Un mostro marrone che ribolle e sbattacchia sugli argini schiaffeggiando i nasi di chi si sporge giù dal parapetto.
Sembra l’Arno” dice qualcuno e c’è anche chi, davanti a quella zuppa melmosa che sfreccia verso il Ponte all’Indiano, si fa il segno della croce. Anche perché mezz’ora dopo il mostro d’acqua è a soli tre metri dal limitare delle spallette. E gli spezzoni color seppia della Firenze in ginocchio che nel ’66 fecero il giro del mondo iniziano a scavare nel cervello di chi guarda già dalla passerella di via Leoncavallo.

 

Qualche minuto dopo gli argini del fiume spaccano a metà Novoli. Si corre a casa a prendere i bambini piccoli o i genitori anziani cercando di calcolare al volo quale sia il punto più sicuro in caso di straripamento. E c’è anche chi, in fretta e furia, fa fagotto di medicine e coperte buttando tutto nel bagagliaio della macchina.
 

 

Alle 17 e 30 il Mugnone è un treno in piena che costringe Protezione civile, Vab, Polizia Municipale e sommozzatori a chiudere l’accesso alla manciata di strade sulla riva sinistra del fiume per correre ai ripari. L’alt per auto e pedoni arriva così su via Tartini, via delle Cascine, via del Barco e via Mercadante.

 

“Ma il pericolo – spiegano gli uomini della Protezione Civile – potrebbe arrivare da entrambi gli argini che sono molto bassi e non possono reggere ancora per molto, a rischio ci sono anche via Baracca e via Leoncavallo. Se l’acqua uscisse da lì la situazione sarebbe tragica”.

 

E sopra il pelo dell’acqua mezz’ora dopo c’è un altro fiume, stavolta immobile. E’la fila di auto che dall’uscita Baracca del ponte all’Indiano si trovano di fronte il “tappo” di piazza Puccini, dove nel frattempo è stato allestito un campo base proprio davanti al teatro. “E’ gonfiato tutto d’un colpo – spiega Remo Landini, fra i primi ad assistere alla metamorfosi del torrente – il nubifragio è durato un’ora. Quando la pioggia ha iniziato a calmarsi mi sono affacciato alla finestra e ho visto che il fiume si era ingrossato in maniera mostruosa”. A causare la piena infatti la bomba d’acqua che alle 16 ha fatto suonare il campanello d’allarme alla Protezione civile della Provincia. E poi c’è l’imbuto drammatico dei lavori dell’Altà velocità (come si legge nel pezzo accanto).

 

“A scendere in strada sono state una cinquantina di famiglia –spiegano i vigili urbani – tutto gli altri sono rimasti in casa mentre i disabili sono già in compagnia dei soccorritori”. Soccorsi che con il piccolo esercito di 40 uomini della protezione civile per tutta la notte hanno vigilato lungo l’argine di via Tartini.

 

“La criticità non è rientrata ma la situazione è sicuramente migliore rispetto a ieri pomeriggio – spiega Paolo Masetti, responsabile del servizio Protezione Civile della Provincia – l’allerta è ancora in corso e per tutta la notte manteniamo in stand by in nostri uomini, abbiamo ripristinano l’accesso pedonale alle vie che adesso resteranno chiuse soltanto alle automobili”.