Firenze, 1 agosto 2012 -  IL TRAM non parte, ma le polemiche viaggiano ad alta velocità. L’ultima è divampata in consiglio comunale, lunedì, e porta la firma di una consigliera bersaniana doc, Cecilia Pezza, che a fronte dei forti ritardi e dei continui rinvii per la realizzazione delle linee 2 e 3 ha buttato avanti l’ipotesi di un ‘commissariamento’ del progetto da parte della Regione, anche e soprattutto per non perdere i 36,6 milioni di finanziamenti europei se entro il 2015 le linee non saranno in funzione. Orpo.


IL SINDACO non ha perso occasione per fare chiarezza: da una parte ci sono le schermaglie politiche, dall’altra le leggi. Quindi «la Regione tecnicamente non può commissariare la tramvia». «Proprio perché c’è una legge regionale che prevede la possibilità del commissariamento» da parte dell’ente guidato da Enrico Rossi «se il finanziamento della Regione per l’opera è superiore al 50%» e «la tramvia non rientra in questa categoria», perché la quota di finanziamento pubblico della tramvia è del 65% e quello della Regione incide solo per il 15%. Per la precisione la Regione ci mette i 36 milioni che riceve dall’Europa, più una piccola quota propria di 5 milioni.


Messi da parte eventuali spettri di commissariamento, i problemi restano. Grossi problemi. Il primo, per il finanziamento delle banche alla società Tram che deve realizzare l’opera. Banche che avevano concesso il finanziamento pattuito nel 2006, confermato nel 2008, e poi scaduto per i ritardi, soprattutto dovuti allo stralcio dal progetto del passaggio dal Duomo. Ora, nella situazione di instabilità, con lo spread che fa l’altalena, le banche rimaste in gioco (Cassa depositi e prestiti, Monte dei Paschi di Siena e Intesa San Paolo) chiedono al project (la Tram di Firenze i cui soci principali sono Ratp, Ataf e le ditte costruttrici) di versare di tasca 15 milioni in più per la realizzazione dell’opera, oltre alle rate del mutuo d circa 160 milioni. Mica poco. Con il pericolo che salti l’intero piano economico finanziario. Per Tram una missione impossibile.
L’alternativa perché le banche concedano il mutuo, è l’ottenimento di una garanzia da parte del Comune che però non può mettere altri soldi in ballo per finanziare l’opera.


CI SONO alternative. E gli uffici di Palazzo Vecchio le stanno studiando tutte. L’ultima è alla riconquista del tesoretto di 32 milioni di euro, i soldi che sarebbero serviti alla realizzazione della tratta Duomo-San Marco-Libertà che non si farà più. Soldi che però il ministero delle Infrastrutture e Trasporti ha chiesto al Comune di congelare in attesa di decidere come proseguire il percorso verso piazza della Libertà e di utilizzare proprio per la realizzazione di quella tratta, per cui per ora c’è solo un progetto preliminare.
Soldi che il Comune, con una lettera che verrà scritta al ministro Passera, vuole invece avere la libertà di mettere a garanzia delle banche per l’ottenimento del mutuo da parte di Tram, in modo che si possa partire con i lavori e realizzare i progetti esecutivi.
La parola dunque passa al ministro. E se anche il ministro dirà no sarà davvero difficile convincere le banche a concedere il finanziamento senza una garanzia che le tuteli da eventuali imprevisti. Mai visto un tram che va così in salita.