Firenze, 5 luglio 2012 - «CARONTE, Scipione, Hannibal, Lucifero: di sicuro so che questa è una moda nata anni fa in America. I nomi anche se ci sembrano strambi so che sono ufficiali e assegnati da enti specifici. Credo che tutti, mass-media compresi, debbano tenerne di conto. A me sembra divertente. Si vede che gli americani hanno un bel po’ di fantasia». Così parlò Margherita Hack, astrofisica e divulgatrice scientifica riguardo ai poco rassicuranti protagonisti dei fenomeni atmosferici che ci stanno strapazzando in questi giorni di canicola.


Professoressa, perché battezzare perturbazioni con nomi tanto minacciosi?
«Mah, guarda. Caronte, ad esempio, che traghetta le anime all’inferno, mi sembra un nome azzeccato. Fa capire subito che fa molto caldo. Credo che sia solo una cosa buffa per semplificare e indicare un fenomeno: invece di usare parametri, numeri e parlare della scienza meterologica, cioè di studio dell’atmosfera e di leggi fisiche che misurano l’energia elettromagnetica, per semplificare gli si dà un nome. Io non ci vedo niente di male».
Che dice dei nomi al femminile degli uragani?
«So che le femministe si incavolarono parecchio e chiesero a un certo punto di aggiungere nomi maschili e che la richiesta fu accolta. Da allora la regola prevede: nome maschile, femminile, maschile e femminile alternati. In sostanza sono solo semplificazioni per chi non è addetto ai lavori».
Professoressa, il suo nome è legato a qualcosa che sta nello spazio?
«C’è “8558 Hack”, è un piccolo asteroide della fascia principale tra Marte e Giove scoperto il 1° agosto del 1995 da due infaticabili astronomi cacciatori di comete e asteroidi. Gira intorno al sole».
Secondo lei nell’universo siamo i soli a morire di caldo?
«Nella nostra galassia ci sono quattrocento miliardi di stelle, e nell’universo ci sono più di cento miliardi di galassie. Pensare di essere unici è molto improbabile. E chissà. Forse anche a morire di caldo».
Se toccasse a lei, come battezzerebbe questo anticiclone?
«Caldo boia. E basta».