Firenze, 15 aprile 2012 -  Chiamiamolo adescamento alcolico. Santa Croce fa orecchie da mercante. A quindici giorni dall’entrata in vigore del nuovo piano di somministrazione di alimenti e bevande, la delibera con cui Palazzo Vecchio ha introdotto il 26 marzo il divieto di «pubblicizzare con qualsiasi mezzo, visibile dall’esterno del locale offerte speciali che inducano il consumo di alcolici», si è persa in un bicchiere... di vodka.


Un vizio, quello del «bevi tre, paghi due» che neanche la minaccia dei 500 euro di sanzione prevista dal Testo unico sugli enti locali è riuscita a scongiurare. Per capirlo basta un rapido giro del “centro in 80 sorsi” nel sancta sanctorum della Firenze da bere, Santa Croce. Alle 23 un guazzabuglio di minigonne, grida e tacchi a spillo, rimbalza in via de’ Benci terminando la propria corsa allo storico Red Garter. E il diktat di Palazzo Vecchio è presto dimenticato. Anche perché dalla vetrina del civico 33 a fianco dell’ingresso del pub piantonato da due buttafuori, un cartello in inglese strizza l’occhio ai turisti a caccia di sballo.

«Una brocca di margarita ghiacciato a soli 13 euro». Un buon viatico per andare su di giri alzando il volume della serata, accompagnato dal refrain «birra grande a 7 euro». Un invito che, forse per scappare alla tempesta di avances di tre nordafricani, forse per conoscere le reali dimensioni della brocca, una decina di ragazze statunitensi accetta con tanto di «wonderful».
«Birra grande in bottiglia ‘solo’ due euro». Lo stesso copione si ripete pochi metri dopo, al Doner Kebab a fianco della chiesa evangelica di via de’ Benci. L’offerta è talmente allettante che una coppia di ragazzi vola sulla porta del frigorifero. A mezzanotte Santa Croce gli effetti della prima ora trascorsa fra ‘shottini’ e boccali di birra si fanno sentire. Un giovane sdraiato a terra in stato di semi incoscienza tenta di infilare la felpa facendo passare la testa dalla parte della manica.


Paonazzo, mezz’ora dopo è in Borgo degli Albizi dentro al caffè “I Visacci” dove la dose di pubblicità alcolica rincara, con tanto di lavagnetta a caratteri cubitali. «Tre birre 10 euro, cinque shots 5 euro, un cocktail 5 euro». Altra offerta, altro giro di bevute. Prezzi proletari gridati a squarciagola per reggere la concorrenza.
«Anche perché – spiega un cameriere del Bacco Wine Bar di piazza Santa Croce, dove gli ordini di Palazzo Vecchio sono stati recepiti al volo – con la bella stagione e la fine del divieto di vendita da asporto dopo le 22, i giovani con pochi soldi in tasca preferiscono la birra dei minimarket bevuta sui gradini della chiesa o davanti ai locali, piuttosto che una ‘seduta’ costosa all’interno».
E così c’è chi sgomita per far sapere che cinque shots costano quasi come una birra acquistata in uno degli undici minimarket pigiati nel fazzoletto di strade che va da via dell’Oriulo a piazza Cavalleggeri. Come l’Eby’s Bar, sotto l’arco di San Pierino dove un cartello all’esterno ricorda come un Hemingway o un Mojito costino ‘solo’ 6 euro. Un euro in meno del prezzo base di un cocktail nella cerchia dei viali.
Arduo stabilire se si tratti di offerta o dello spezzone di un listino prezzi visto che il regolamento comunale proibisce l’«intenzione» promozionale, senza specificare limiti tangibili fra lecito e proibito.
Unica nota positiva dall’entrata in vigore del nuovo piano comunale la scomparsa degli «sbigliettatori» di piazza della Repubblica e via Roma che il sabato pomeriggio tempestavano turisti e passanti con volantini pubblicizzando alcol a prezzi stracciati nei pub di piazza del Mercato Centrale e via de’ Pucci. Alle una è il turno di Eduardo, il giovane peruviano che setaccia S. Ambrogio con le sue birre da smistare a chi ha ancora sete ma ha esaurito il budget. Ne ‘piazza’ cinque a due euro l’una sotto il palazzo delle poste e si dilegua per ricaricarsi. Il suo zaino verde militare stracolmo di vetro e alcol non ha bisogno di pubblicità.
 

Claudio Capanni