Firenze, 23 marzo 2012 - Vita durissima, da ora in poi, per i furbetti del parcheggio in divieto di sosta o in doppia fila che qui sono sempre in servizio permanente effettivo. Il tribunale di Firenze, per la prima volta, ha infatti condannato un automobilista per interruzione di pubblico servizio, a causa di una sosta vietata all’angolo fra via dell’Oriuolo e via del Proconsolo.

Sosta che, la mattina del 3 ottobre 2010, bloccò l’autobus della linea 23, che fu impossibilitato a immettersi nell’incrocio proprio a causa della presenza imprevista di una Mercedes station wagon incautamente parcheggiata sull’angolo. Il proprietario e conducente di quell’auto — il trentacinquenne Erion Aqua — è stato giudicato colpevole di interruzione di pubblico servizio e per questo condannato a venti giorni di reclusione con la sospensione condizionale della pena.

Un risultato che va incontro a quanto era stato palesemente espresso dal presidente di Ataf, Filippo Bonaccorsi, che aveva presentato diverse denunce contro ‘sosta selvaggia’. Quello di cui si parla è comunque il primo che arriva a una definizione e rappresenta un importante precedente, molto pericoloso per tutti quelli che lasciano abitualmente (e scriteriatamente) la macchina in sosta vietata fila mandando il traffico in tilt.

La storia in questione è iniziata intorno alle 11.40 del 3 ottobre 2010. Un uomo parcheggia la sua Mercedes station wagon davanti al bar all’angolo fra via dell’Oriuolo e via del Proconosolo. Il barista — lo dirà lui stesso agli autisti dei due autobus, oltre che alla procura, ed è questo che inchioderà Aqua all’accusa di interruzione di pubblico servizio — esce dal suo locale e avverte l’automobilista: «Non puoi lasciare la macchina qui, non ci passano gli autobus».

Il 35enne fa spallucce e se ne va. Ma quando arriva l’autobus della linea 23 scoppia il patatrac: come previsto dal barista, non riesce a impegnare l’incrocio e il traffico si blocca. Anche perché poco dopo arriva l’autobus successivo, sempre della stessa linea, e il caos diventa insostenibile. I passeggeri dei due mezzi dell’Ataf (una sessantina di persone, fra i quali diversi anziani) vengono fatti scendere e quella coppia di 23 non riuscirà mai ad arrivare al capolinea. Soppressi.

Sul posto, intanto, arrivano sia i controllori dell’Ataf sia la polizia municipale, che multano e rimuovono la macchina dato che il conducente rimane uccel di bosco. E quando arriva la denuncia del presidente dell’Ataf, Bonaccorsi, parte l’inchiesta penale, affidata a un magistrato attento come il sostituto procuratore Christine Von Borries. E’ lei a rendersi conto dell’importanza del ruolo del barista, che aveva detto chiaramente all’automobilista di non parcheggiare nei pressi dell’incrocio perché gli autobus non ce l’avrebbero fatta a passare.

Dunque, il 35enne sapeva di quanto stava facendo, configurandosi così in modo evidente il reato di interruzione di pubblico servizio. Il barista viene rintracciato e sentito dal magistrato, al quale conferma le parole dette all’automobilista. Il resto è procedura penale, che si completa con la condanna a venti giorni di reclusione emessa in tribunale. Attenti, dunque, a parcheggiare la macchina in sosta vietata: bloccare il passaggio dei mezzi pubblici rischia di costare davvero carissimo.

Gigi Paoli