Firenze, 1 ottobre 2011 - NOSTALGICO, filomonarchico e... sadico con gli studenti. Ha pescato a piene mani da Facebook, il «corvo» che ha spedito all’ufficio scolastico regionale, al preside del Michelangelo e alla Nazione un piccolo dossier contro Domenico Del Nero, insegnante di italiano e latino al classico di via della Colonna ma anche giornalista pubblicista e saggista.

 

Lui, il prof, è amareggiato ma sereno. Del resto il materiale «accusatorio» è tratto dal suo stesso profilo Facebook, al quale ha lasciato libero accesso. E «il genitore e cittadino responsabile» — così si definisce l’anonimo censore — ne ha approfittato per stampare messaggi fra Del Nero e i suoi amici di social network. Tutto per dimostrare che «il professore si dilunga nell’elencare atteggiamenti sadici e scorretti nei confronti degli studenti vantandosi di perpetrare soprusi e paragonando tali pratiche a torture di tipo fisico». Roba da sudori freddi. E ancora: «Del Nero inneggia a idee nazifasciste e pratiche in uso durante il Ventennio, predica il primato della monarchia ed esprime preoccupanti simpatie per criminali di guerra».


Professore, l’accusa è di sadismo.
Già. Infatti ho scritto che voglio usare come strumenti di tortura il gatto a nove code, la vergine di Norimberga e soprattutto... il registro. Ma via: come si fa a non capire che è un dialogo scherzoso fra colleghi? Fra l’altro non ho messo ancora neanche un voto. E su Facebook la maggior parte degli amici che ho sono miei ex allievi.

Qualcuno ce l’ha con lei?


Io ho un rapporto particolare con gli studenti. Mi danno del lei e mi chiamano professore, ma do loro da subito mail e numero di telefono: se non hanno capito qualcosa possono chiamarmi. Poi li accompagno a teatro. Sono disponibile, anche se sono severo e pretendo. Loro sanno che è per il loro bene. 

 E quindi?

Ci sono colleghi invidiosi di questo rapporto con i ragazzi. Ma al Michelangelo, devo dire, il rapporto fra docenti è mediamente buono. Altre ipotesi? Qualcuno lo scontenti sempre. E qualche antipatia ci sta. Forse uno studente che ha preso un votaccio... Ma sinceramente non ci credo. L’accusano di tradire il suo status di dipendente della pubblica amministrazione perché è monarchico. Rimpiango il Granducato di Toscana. E’ un’idea nota, espressa anche in vari libri. Ma se dovessi scegliere fra gli attuali Savoia e la Repubblica, voterei quest’ultima. Ma non è questo il punto.

E qual è?

Che in classe non parlo di questi temi. Certo se uno studente chiede come la penso, rispondo con sincerità, mica mi nascondo. Perché dovrei? Però non ho mai giudicato uno studente sulla base delle sue idee politiche o delle mie. Ma l’accusano di inneggiare a idee nazifasciste. Su Facebook ha un album «Boia chi molla o chi non molla». Sono stato nel Fuan, mica un terrorista. Prenda la foto che mi ritrae a El Alamein: ci è morto un mio parente, sono stato onorato di deporre quella corona.

 Ha nostalgia del Ventennio?

Guardi, la mia famiglia aveva scelto di stare dalla parte della Repubblica di Salò, ma mi ha educato a rispettare qualsiasi convinzione politica purché sostenuta in buona fede. E’ una posizione che sostengono anche storici del calibro di De Felice.

Cambiato opinione su Facebook?

No. Non ho scritto niente che non ripeterei in una conversazione pubblica. Ma a scuola non parlo di queste cose. E sa perché? Perché siamo lì per parlare di altro.