Firenze, 30 maggio 2011 - PRIGIONIERI del vizio o storditi dalla noia? I dati parlano chiaro. A Firenze ci giochiamo anche l’anima: in un anno siamo stati capaci di «buttare» ben 880 euro a testa nelle gettoniere delle slot machine. Tutti all’inferno, allora, o perdere la testa per le «macchinette mangiasoldi» ha qualche scusante? Lo raccontano in questo viaggio giocatori e gestori. L’unica certezza è la marea di soldi che cambia di tasca. Giocano tutti, alcuni però esagerano e si rovinano. Un giorno, con il portafoglio prosciugato, arrivano la resa dei conti e le lacrime. Come quelle di una nota commerciante fiorentina, i cui figli hanno chiesto al tribunale una dichiarazione di «incapacità mentale» nel tentativo di fermarla nel dilapidare quel che resta del patrimonio familiare.

 

Massimiliano Nesi, del Bar Maratona, conferma questi casi di «slotmania impulsiva». «Dai 18 ai 90 anni vengono qui in tanti per passare da 5 minuti a mezz’ora. Vengono anche con le stampelle e con la febbre. E’ lo Stato che ci fa il guadagno maggiore. A noi resta il 5%». «Sono vedova — dice Amelia — posso giocare anche 50 euro a volta, a questo bar o al ‘Grattacielo’. Non è che a settant’anni ci sia molto da fare». Due conti: Amelia può arrivare a spendere ben oltre gli 880 euro di media all’anno. Forse 500 euro al mese, almeno 5000 euro all’anno a stare stretti. Il 75% delle giocate dovrebbe tornare agli scommettitori. «Sarà — dice Franco — ma alla fine noi ci roviniamo e non sappiamo come sia successo». Al bar «La Bussola» di Scandicci (12 slot nel sottosuolo) Angelo è in attesa di riaprire il negozio. «In un anno — confessa — spendo otto, novemila euro, ma non mi vergogno. Io poi non ho altre spese come il fumo. E’ vero sono spennato ma felice». Il gestore Gianluca Fiorini parla di un calo di puntate. «Sono socio di un’azienda che possiede un bel parco di slot machine. Ora stiamo sistemandole nelle pasticcerie. Nel gioco, comunque, c’è stato un calo del 30%: soprattutto hanno cominciato a ‘tradirci’ i cinesi». E i pensionati? «In realtà sono i gratta e vinci la loro rovina. Io ne vendo 10mila euro a settimana. Vincono e rigiocano subito tutto».

 

AL BAR gelateria «Slot Machines» di via Baracca (21 macchinette in una sala all’americana con tanto di specchi) incontriamo all’uscita Fiorenza Miccinesi, 61 anni. «Io non gioco più. Sono passata per curiosare. Ho perso tanto in un bar del centro, sotto l’ufficio, dove lavoravo. Ho bisticciato con mio marito. Solo allora ho capito che ero stato una pazza». Piazza dell’Isolotto: una decina di pensionati per strada giocano a carte: «A 21 rovesciato precisano ma senza soldi, non ce li abbiamo». Entriamo nella tabaccheria e bar «Portico» di Santino Cersosimo. Portiamo bene: la slot comincia a rovesciare monete da un’euro. Paolo ne ha vinte 200. «Gioco ogni tanto, al massimo 30 euro a volta». In fondo al mese quanto spende? «Non voglio pensarci». Santino commenta: «Guardi, però, che qui la gente non è malata, sono pensionati o persone che lavorano al mercatino».

 

«Da noi — dice Domenico Corvo del «Gran bar» di viale Guidoni — vengono soprattutto giovani ed extracomunitari. Ci mettono 10-20 euro per volta ma c’è chi ha speso anche 200 euro in un paio d’ore». «Il gioco regge perché è una valvola di sfogo» giustifica Simona Montagni del Punto Snai di Novoli che ha 8 slot. Per Daniele Baccetti del punto Snai di via della Villa Demidoff (17 slot) il futuro è, invece, dei nuovi «video lottery». «Ieri abbiamo avuto la prima vincita sostanziosa: 5045 euro. Quando abbiamo spiegato al cliente che, sopra i 5mila euro, è la Snai che paga direttamente, lui c’è rimasto male». E c’è da capirlo: con la «febbre» del gioco addosso, li voleva subito per rigiocarseli: «Sennò — ha detto — che gusto c’è».