Firenze, 6 aprile 2011 - IN ATTESA della definitiva trasformazione a suon di film e processi, Novoli è anche una girandola di mutande e gonne strizzate, di lucciole da battaglia, di sguardi truci. Roba da sesso self-service, usa e getta, rapido come un prelievo in banca, triste come fattura. Via Forlanini è la rambla buia delle prostitute, la strada della “scelta” più ampia. Ma via Forlanini non è una strada di provincia, è il cuore di un quartiere popolare che corre dalla rotonda che porta in viale Redi fino al viale Guidoni. Ci stanno tanti fiorentini, gente perbene, tanti anziani. Non ne possono più. Dei preservativi ficcati nelle cassette delle lettere o buttati sulle panchine, del sali-scendi delle lucciole dalle macchine, delle facce dure dei protettori. Non ne possono più e hanno chiesto aiuto di nuovo, per l’ennesima volta, alle istituzioni. Nei giorni scorsi Marco Stella e Stefano Alessandri del Pdl hanno lanciato un appello all’amministrazione comunale: “Non lasciateli soli”.

 


Lunedì notte, l’aria frizza di primavera. A mezzanotte la girandola è già iniziata. In fondo a viale Redi ci sono due ragazzine albanesi. Avranno vent’anni, si e no. A pochi passi da un bar aperto c’è una giovane rumena. “Ho l’appartamento in piazza Puccini, dammi cento euro e andiamo”. Non una domanda di più. Non risponde. Scruta, vuol capire se sei un poliziotto o qualcosa di simile. Non te lo dice il nome, nè quanti anni ha. E il nome non lo dicono neanche le sue due connazionali che battono duecento metri più avanti, sul lato dell’Università. “Settanta euro, in casa”. “Sei maggiorenne?”. “Certo, bello”. Avanti. Da sola, dall’altra parte del marciapiede, si stringe in un maglione una ragazzetta. Dimostra diciotto anni. Giura pure di averceli. Per 30 euro assicura un rapporto completo. Dice di essere della Repubblica Ceca. Poi sì, poi no. Si contraddice. E’albanese. Ma le scoccia dirlo. Davanti all’ingresso dell’ateneo si batte. Qualche prostituta si porta il cliente dentro il cortile dell’università, tanto di notte è terra di nessuno. Sul lato opposto della strada, nelle viuzze interne, nei giardini che separano questi palazzoni squadrati e dignitosi, si vedono macchine parcheggiate dove capita.

 

Dentro c’è qualcuno. Qualche vetro si appanna. Pochi mesi fa, nella discesa di un garage qua dietro, una ragazza rumena fu gonfiata di botte. Pestata a sangue. Storiacce di marciapiede. Aveva “invaso”. C’è chi lo controlla questo traffico. Mani ficcate in tasca, cappellino a coprire mezzo viso: il protettore c’è e butta l’occhio a ogni macchina che accosta vicino alle sue “protette”. “C’è qualcuno che ti controlla” chiediamo a una ragazza con lo sguardo stanco e stivali lucidissimi. Si innervosisce. “Ma che dici? Nessuno, nessuno. E scivola dietro al cassonetto”. Novoli non ne può più. Ci sono centinaia di residenti che assistono impotenti, da anni, a una routine. A un teatrino vecchio e consolidato. Quasi immobile. Quasi scontato. Che non si nasconde più neanche alla città.

 


In viale Guidoni ci sono le sudamericane, verso via Pistoiese pure qualche cinese. “Ho un camper, andiamo nel mio camper, 50 euro”. “Ma dov’è il camper? Come ti chiami?”. Silenzio. Niente domande. Se vuoi qualcosa più del sesso, aria, vattene via. Chiedono tutte, subito, il preservativo. Sono tornate le prostitute in lungarno Colombo e lungarno Aldo Moro, roba che non si vedeva da mesi e mesi.

 


Il tour si chiude alle Cascine, la “capitale” delle prostitute vecchio stile. Dei trans, soprattutto. Ci sono ancora, ma meno che in estate. Stanno direttamente in auto, anche in coppia. Fari accesi. Hanno sguardi decisi. Si riconoscono subito. Buttano giù il finestrino e ti “sparano” la tariffa. Cinquanta euro. Manco insistono se sei titubante. Tanto c’è già un altra macchina in coda dietro di te.