Firenze, 18 novembre 2010 - MUSICA, colori, precari dell’Università in camice bianco e slogan in più lingue contro il governo. Ma anche cori minacciosi, scritte, striscioni e volantini “antirepressione” all’indirizzo del preside del liceo Michelangelo, Massimo Primerano.
Sono le due facce del corteo contro tagli alla scuola e riforma Gelmini, organizzato in occasione della “giornata internazionale dello studente” che ieri mattina si è allungato per le strade del centro, lungo l’asse che va da piazza San Marco a Santa Croce, passando, per un breve tratto, anche dai viali di circonvallazione.

 


LA PIANIFICAZIONE del traffico ha retto: la circolazione in particolare dei bus Ataf in San Marco non è mai stata interrotta, nonostante la piazza “proibita” dal prefetto Padoin fosse stata concessa per il concentramento dei manifestanti – circa 2500 persone secondo la questura, il doppio stando alle stime degli organizzatori della Cgil -, e i disagi sui viali sono stati ridotti ai minimi termini grazie all’impiego di numerose pattuglie dei vigili urbani (presente “sul campo” anche il comandante Massimo Ancillotti).

 


IL MOMENTO peggiore per gli automobilisti è stato quando il corteo, intorno alle 10.50, è sbucato in piazzale Donatello da via Alfieri: la polizia municipale ha deviato momentaneamente il traffico diretto verso piazza Beccaria su via La Farina e inevitabilmente una corsia dei viali ne ha risentito per il tempo necessario al serpentone di manifestanti di rientrare in via della Mattonaia e sgomberare la carreggiata.

 


MA LA MANIFESTAZIONE di ieri mattina è stata scandita soprattutto dagli slogan all’indirizzo di Massimo Primerano, il preside che, dopo l’occupazione dello scorso ottobre, è accusato dagli studenti di aver denunciato 21 persone, organizzatori o semplici frequentatori della protesta.
I CORI sono cominciati non appena il corteo, guidato dagli studenti medi e aperto da uno striscione “Combattiamo i profitti – conquistiamo i diritti”, si è mosso da piazza San Marco, in direzione proprio di via della Colonna, sede del Michelangelo. Di fronte alla scuola, la marcia si è arrestata. Dalla pancia della protesta, voce al megafono per scandire ritornelli, fischi e insulti.

 


Gli “attacchini” si sono attivati con un rapido blitz, hanno srotolato e affisso spennellando uno striscione, firmato dalla “Rete dei collettivi”, recante la scritta: “Primerano, la tua repressione non fermerà la nostra lotta”.
Contemporaneamente, sono spuntate bombolette spray di colore rosso e nero che hanno battezzato il preside “boia” e “fascista”, mentre sullo stesso muro del “Miche” è stato incollato un volantino intitolato “Primerano attenzione, le nostre idee sono più forti delle tue denunce”.  SUBITO dopo il passaggio del corteo, la Quadrifoglio ha rimosso lo striscione all’indirizzo del preside e ripulito altre scritte, nuove e vecchie.
Imbrattamenti e danni sono rimasti però impressi nei filmati della digos: adesso, annuncia la questura, comincia l’identificazione dei responsabili.

 


IL SINDACO Matteo Renzi ha manifestato a Primerano – tra l’altro candidato nella lista Renzi alle elezioni locali del 2009 – la propria solidarietà per gli attacchi subìti.
E vicinanza al preside del “Miche” è stata espressa anche dai consiglieri del Pdl Emanuele Roselli e Andrea Badò: “Forse se tutti i presidi avessero il coraggio di Primerano – hanno detto i due consiglieri -, le nostre scuole sarebbero luoghi più liberi da chi ancora oggi usa la scuola come luogo di indottrinamento politico”. Passato il Michelangelo, la protesta non ha risparmiato neppure la sede di viale Gramsci dell’Agenzia per il diritto allo studio, e quella dell’agenzia comunale della casa di via Pietrapiana: nella prima tappa, i manifestanti hanno attaccato uno striscione contro tagli, nella seconda, il Movimento lotta per la casa ha criticato le politiche per le assegnazioni degli alloggi popolari.

 


IERI, infine, è stata anche la giornata di una nuova “okkupazione”: quella di un’aula, la 001 dell’edificio D5 del polo universitario di Novoli. Lo “Spazio”, così è stato battezzato dagli studenti, diventerà un laboratorio autogestito. “L’esigenza di prendersi quest’aula – spiegano i fautori dell’iniziativa che “sarà apartitica ma non apolitica” - nasce dalla mancanza di qualsiasi altro spazio di aggregazione e di discussione all’interno della facoltà; ci sembra assurdo che, proprio in un polo di scienze sociali, non ci sia un luogo dove gli studenti possano ritrovarsi ed essere artefici della propria formazione”.