Firenze, 14 giugno 2010 - Dal 24 settembre al 23 gennaio 2011 si terrà a Firenze una grande mostra, nell'ambito della quale verranno presentate per la prima volta tre opere inedite del pittore fiorentino Bronzino (1503-1572), due delle quali documentate e ricordate da Giorgio Vasari e da tempo ritenute perdute.

 

Nell'ambito della rassegna intitolata 'Bronzino. Pittore e poeta alla corte dei Medici', allestita in Palazzo Strozzi, saranno esposte due tavole note ma considerate introvabili: si tratta del Crocifisso dipinto per Bartolomeo Panciatichi e del San Cosma, laterale destro che accompagnava la Pala di Besançon quando in origine si trovava a Palazzo Vecchio nella Cappella di Eleonora di Toledo. Il terzo dei dipinti inediti presentati in mostra è un 'Cristo portacroce' attribuibile agli ultimi anni dell'attività del Bronzino.

 

Il ritrovamento di queste opere ha persmesso di gettare nuova luce sull'opera del Bronzino e sui suoi legami con uomini toccati dall'eresia religiosa e frequentatori della corte medicea prima del 1550. I tre capolavori di Agnolo di Cosimo Tori detto il Bronzino sono attualmente in restauro all'Opificio delle Pietre Dure di Firenze; i restauri, diretti da Marco Ciatti, saranno pronti in tempo per la mostra.

 

Il restauro sarà accompagnato da studi che evidenzieranno i 'pentimenti' dell'artista: su due delle opere sono emerse infatti novità importanti. Un volto di satiro con espressione ammiccante è apparso all'altezza della schiena del bambino in primo piano in 'Venere, Amore e Gelosia', custodito al Museo Szepmveszeti di Budapest, e la posizione della tesa del 'Cristo Panciatichi' è diversa da come era stata inizialmente pensata. Queste sorprendenti scoperte sono emerse grazie all'indagine multispettrale N.I.R., condotta dall'Istituto Nazionale di Ottica del Cnr di Firenze.

 

Tale indagine ha consentito di scoprire infatti un disegno preparatorio che è stato molto variato in corso d'opera. Nel disegno il corpo di Cristo appare come schiacciato dal proprio peso, la testa è reclinata e cade all'altezza del petto mentre le braccia, ora parallele alla croce, formano un angolo più acuto e tendono verso l'alto, laddove tutto il busto è abbassato e obbliga le gambe a piegarsi verso destra.

 

Se quel corpo fosse stato dipinto secondo il disegno sottostante, l'effetto sarebbe stato più drammatico, con l'estrema sofferenza di Cristo a simboleggiare un monito verso i peccati commessi dagli uomini. Il dipinto avrebbe insomma raggiunto un effetto patetico come molti crocifissi trecenteschi. Ma il Bronzino, in obbedienza al pensiero secondo il quale la fede non richiede sofferenza, ma fiducia, tralasciò il disegno eseguito. Come testimonia Vasari, il Bronzino rese più dolce e serena la composizione, ispirandosi sia ai pensieri valdesiani che alla statuaria di primo Quattrocento.