Firenze, 17 aprile 2010 - "Giorgio La Pira non è un santino, ma un punto di riferimento per tutti noi. Qui oggi ci sono tanti ragazzi e poco fa, scambiando due parole con loro, mi chiedevo proprio quanto conoscano veramente la figura di La Pira. Perché uno dei problemi più grandi con le nuove generazioni è proprio quello della loro conoscenza reale della storia e delle grandi figure del '900: spesso noi facciamo riferimnto a figure che non sono state realmente studiate. E questo accade anche con la Pira".

 

Così il sindaco Matteo Renzi ha aperto stamani nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio il convegno "Giorgio La Pira, sindaco di Firenze e del mondo", organizzato dal Rotay Club Firenze Certosa, presenti il sindaco di Pozzallo (città natale di La Pira) Emanuele Sulsenti, il professor Ugo De Siervo, il professor Sandro Rogari e coordinato dal direttore della Nazione Giuseppe Mascambruno. In sala, moltissimi studenti
delle scuole superiori fiorentine e proprio a loro il sindaco ha voluto dire che "La Pira non è un santino, ma un
personaggio che durante il suo mandato di sindaco fu contestatissimo, che suscitò fortissime polemiche, che spesso si oppose a grandi poteri, un personaggio che in momenti difficili per la città, lui professore di diritto romano, fece riferimento a vecchie leggi e provò a cambiarle, creando feroci discussioni: perchè per lui 'il sabato è fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato, come dice il Vangelo, e le norme dovevano essere interpretate soprattutto al servizio degli ultimi. Questo era La Pira".

 

Il sindaco Renzi ha ricordato anche la capacità di La Pira di 'sognare la pace e di agire per rendere concreto questo sogno: "Decise di portare il mondo in questa sala, in Palazzo Vecchio, invitando qui i sindaci di tutti i paesi, e andò in Unione Sovietica e in Vietnam": iniziative che oggi sembrano normali ma che allora furono realmente 'rivoluzionariè. «Lui diceva che le città hanno un'anima e quindi hanno il dovere di portare un messaggio di pace - ha detto ancora il sindaco - e diceva anche che una città non è un insieme di case, ma una comunità. E questo è un messaggio importantissimo per le nuove generazioni: perchè nella vita, i giovani vogliano essere cittadini attivi, e non semplici comparse.