Firenze, 24 febbraio 2010 - «La lettera del ministero non è ancora arrivata nei nostri uffici, ma l’epilogo della vicenda anche a noi sembra scontato. Ci saranno cose da chiarire, però». I dirigenti della Astaldi confermano l’indiscrezione del «riaffidamento» dell’appalto della Scuola dei Marescialli nella piana di Castello. «Non ci sono molte alternative» si limitano a rispondere dalla casa madre di Roma. Anche se per ora manca la comunicazione ufficiale, firmata dal direttore generale del ministero Maria Pia Pallavicini, una nota che cancelli quella «comunicazione dell’esercizio del diritto di recesso» inviata il primo febbraio alla Astaldi.

Forse è solo una formalità, ma di lettere che devono arrivare e poi ritardano per mesi, è piena questa storia di lavori contesi. Dalla Astaldi spiegano ancora che la Scuola dei Marescialli è «un lavoro diviso in due grandi cantieri e due contratti distinti». Il primo è per la caserma, o meglio per il corpo centrale della Scuola. Il secondo è relativo ai fabbricati degli ufficiali, agli alloggi per docenti e aspiranti marescialli e brigadieri. Nessun dubbio che i 65 milioni pattuiti con il ministero per i lavori finora fatti, siano un diritto inalienabile per l’impresa. «Ce li abbiamo già in tasca» è la tesi. Anche perché sono il riconoscimento di opere valutate accuratamente per mesi, nelle lunghe settimane della diatriba tra il fronte Btp e il fronte Astaldi, che ha provocato diversi cambiamenti nelle poltrone ministeriali.

Emblematico il caso di Costantino Lops e Benedetto Mercuri, i responsabili unici del procedimento presso il provveditorato delle opere pubbliche, che hanno preceduto l’arrivo dell’ingegner Sergio Fittipaldi. Il primo è stato il protagonista della lunga diatriba sul coefficiente sismico con la Btp, dal 2004 in poi, ovvero da dopo la consegna dei lavori. Ancora oggi difende quella scelta, ribadendo che il progetto rispettava le prescrizioni antisismiche e che tutte quelle richieste avanzate dalla Btp erano il solito escamotage per alzare il prezzo.

E’ anche vero che è stato lo stesso Lops a bandire la nuova gara d’appalto, anzi alla «procedura di esecuzione in danno» che nell’estate del 2006 termina con l’assegnazione dell’appalto, salito nel frattempo a 261 milioni di euro (71 in più rispetto al prezzo originario). Con il contratto firmato sette giorni dopo il lodo arbitrale che riconosce a Btp danni per 28 milioni di euro. L’altro funzionario è Benedetto Mercuri, che nelle intercettazioni fa resistenza contro il passaggio forzato da Astaldi a Btp, sponsorizzato da tutta la cricca. Fino a quando deve soccombere perché sostituito.

L’aspetto beffardo di questo valzer dell’appalto è che quella Scuola è ferma da più di nove mesi, da quando è stato sancito lo stop al cantiere per la bega tra le due imprese.
«I lavori per i due contratti erano a un buon punto - affermano sempre dalla Astaldi -. Per essere precisi il contratto del corpo centrale della scuola era stato completato al 35 per cento, mentre gli alloggi dei sottoufficiali sono pronti al 90 per cento. Per questo ci sono stati riconosciuti i 65 milioni. Ci saranno altre varianti quando ci verrà restituita l’opera? Sono questioni tutte da valutare».

Anche sui tempi di consegna dell’intera opera, ci sono idee precise in casa Astaldi. Quando il cantiere è stato fermato, nel maggio 2009, mancavano all’incirca 2 anni e mezzo per completare tutto La risposta logica è che ci vorranno altri due anni e mezzo a partire dal momento in cui gli operai potranno tornare a lavorare nella piana di Castello. Oggi la Scuola è sempre in mezzo al guado. In attesa della nuova lettera che la riaffidi alla Astaldi.