Caro direttore,
ho appreso con profondo dolore dal vostro giornale della scomparsa dell’amico e compagno di partito Antonio Cariglia. Come avete scritto «uomo di grande valore morale». Quello che mi ha oltremodo addolorato è che non si è data notizia della sua completa assoluzione dalle accuse dell’inchiesta di Tangentopoli. Perché ai fatti di colpevolezza i quotidiani hanno dato notizia a carattere cubitale, e oggi un così piccolo articolo.

Vittorio Cutaia, Aulla 

 

Risponde Giuseppe Mascambruno, direttore de La Nazione

Caro Vittorio,
Antonio Cariglia è stato un vero riformista, riconoscimento che gli è arrivato anche da suoi antichi avversari, e soprattutto un politico che si è speso con coerenza e con coraggio. Non era facile dichiararsi socialdemocratico nella Toscana degli anni Sessanta e Settanta come non fu facile, per lui e per altri, mettere fine alle breve e tormentata esperienza del partito socialista unificato.
Quanto alla vicenda giudiziaria di Cariglia, iniziata ai tempi di Tangentopoli e terminata con un’assoluzione dopo dodici anni, almeno lui ha avuto la «fortuna» di assistere da vivo alla positiva conclusione dei processi. Altri sono stati assolti quando erano già morti. L’inchiesta «mani pulite» ha avuto alcuni meriti nella lotta alla corruzione ma ha conosciuto anche superficialità, errori giudiziari e veri e propri teoremi che poi non hanno retto nei processi.