Firenze, 4 novembre 2009 - "Stavo per andare a letto. Erano le 11 di sera del 3 novembre ’66...". Vincenzo Recchi, ex comandante dei vigili, racconta la 'sua' alluvione senza fogli e senza appunti, come se rivedesse un film. Gli avevano chiesto il viaggio nella memoria la settimana scorsa, alla festa del corpo: "Comandante, noi si smise di fare contravvenzioni per aiutare la gente, ma in tanti anni ’un s’è letto quasi nulla...".

 

Benito Farcilli si era preoccupato di buttar giù perfino una pagina e mezzo. Recchi la sbircia, ma prosegue a braccio: "Allora, stavo per andare a letto quando mi chiamarono dalla centrale operativa: ’Dottore viene a prenderla una pattuglia, un camion è finito nel Mugnone in via Bolognese, c’è bisogno anche di lei...’. Salutai mia moglie, incinta di sette mesi, e scesi le scale di casa, in via Masaccio... Tornai cinque giorni dopo, con la divisa coperta di fango".

 

In quei cinque giorni, il corpo dei vigili urbani di Firenze, si guadagnò la medaglia d’oro al valor civile. Il comandante era Aldo Giannetti. Recchi uno dei quattro vice. Riattacca dal camion finito nel Mugnone: "Vennero i pompieri per tirarlo su. Restammo lì fino alle 4 di mattina. Pioveva da giorni, l’acqua penetrava nelle ossa. Dalla centrale ci dissero: ’L’Arno è ingrossato, ci segnalano che sta diventando pericoloso, andate a dare un’occhiata...’. A Gavinana era già alluvione. Dal Piazzale Michelangelo, attraverso la radio, arrivava la voce del capo pattuglia Rolando Nucci: che resterà l’unico collegamento con l’Oltrarno per più di 24 ore.... Andammo in Palazzo Vecchio: c’erano il sindaco, Piero Bargellini, l’altro vicecomandante, Cleto Graziani (poi comandante dal ’72 all’83), alcuni dirigenti. Ricordo il segretario generale, Mario Napolitano, il vicesegretario, Aldo D’Elia col figlio Paolo, neoassunto, che anni dopo diventerà ingegnere capo, quindi l’ingegner Cosimo Pagano... Mi chiamò il nostro assessore, voglio dire quello alla polizia urbana, Sergio Martelli: ’Recchi venga, andiamo a cercare le barche’. Ne requisimmo tre in un negozio del viale dei Mille. Le mandammo a Quaracchi, dove c’era gente sui tetti, da salvare...".

 

Recchi smette di raccontare. Risolino: "Questo non lo scriva: un nostro vigile, un omone generoso, Sauro Pieraccioni, cadde in acqua. Lo dovettero tirar su in tre, fradicio e unto di nafta. Non volle andar via, continuò il giro di salvataggio in barca a remi...".

 

Con tutti i vigili impegnati, l’alluvione salvò i fiorentini dalle multe? Recchi alza la testa: "Qualcuna si fece, soprattutto a chi voleva entrare in centro con le jeep. Io la mattina del 5 novembre salii su un mezzo anfibio della marina, arrivato da La Spezia. Sembrava un carro armato, semmai più lungo, con le ruote. Andammo allo stadio a rifornirci di pane e latte. In via Erbosa, che sembrava ancora un torrente, la gente calava i panierini e noi ci mettevamo dentro un filone e la bottiglia di una volta, da un litro, chiusa con la stagnola». Pausa. E un’altra sbirciata all’appunto del Farcilli: « per fortuna il 4 novembre era festa..., ci avevano detto di deviare il traffico in piazza Signoria. A un tratto arrivò il vigile Lorini, soprannominato Bachino, che urlava: ’L’acquaaa, l’acqua viene dalle fogne, io devo presidiare la Stazione, voi tornate in Palazzo Vecchio...".

 

Ancora Recchi: "Facemmo di tutto: dal servizio antisciacallaggio alla distribuzione di salami al distaccamento del Madonnone. Ah, ricordo una foto: il vigile Luigi Esposito che aiutava a levare l’acqua in Santa Croce. Nessuno si tirava indiero. I vigili urbani, che in quegli anni usavano il fischio più degli arbitri, si distinsero. La medaglia, creda, fu meritata". Sì, come si distinse la totalità dei fiorentini. Tutti idealmente medagliati. E con tante storie da ricordare, come quella di Recchi. Che all’alba dell’8 novembre, con addosso più fango che vestiti, tornò a casa, in via Masaccio, dalla moglie incinta.