Firenze, 30 settembre 2009 - Non sono emersi elementi che possano corroborare l’iniziale ipotesi di associazione per delinquere finalizzata alla truffa. Niente, in sostanza, che possa essere addebitato a don Francesco Saverio Bazzoffi e alle altre dodici persone finite sotto inchiesta. Dopo cinque anni di indagini, dunque, il pm Luigi Bocciolini ha deciso di chiedere l’archiviazione dell’inchiesta aperta nel 2004 a carico del sacerdote fiorentino. Nessun raggiro, solo il desiderio di mettere il proprio carisma a disposizione di chi soffriva, con le donazioni dei fedeli che servivano a finanziare molti dei progetti portati avanti da «I Cinque Pani», l’associazione che ha sede a Prato e che opera a favore delle ragazze madri e dei bambini abbandonati.

Don Francesco Bazzoffi, direttore dell’Ufficio matrimoni della diocesi di Firenze e guida spirituale della «Casa dei Santi Arcangeli», una casa di preghiera a Montecarelli, nel comune di Barberino del Mugello, parroco stimato e protagonista di numerose iniziative di solidarietà nel Terzo Mondo, era finito sotto inchiesta con l’accusa di aver organizzato falsi esorcismi per raccogliere denaro dai fedeli. Denaro che ammontava a svariati milioni di euro e che, sempre secondo le iniziali ipotesi dell’accusa, sarebbe finito sui conti correnti del sacerdote. Sotto inchiesta erano finiti anche i responsabili delle varie associazioni collegate a don Bazzoffi: Gabriele Gensini per la «Casa Santi Arcangeli», Marco Tabellini per gli «Amici della Casa Santi Arcangeli», Stefano Tosetti per «I Cinque Pani» di Prato e Fosco Lazzerini per gli «Amici della Calza». Con loro, il commercialista fiorentino Alfredo Bartolini e il pratese Maurizio Marcelli, collaboratore di don Bazzoffi ai tempi della sua «gestione» delle attività del Convitto della Calza, nel 2004. Per non parlare poi dei cosidetti «teatranti», tutte quelle persone che avrebbero finto di essere indemoniati per raggirare i fedeli e e spingerli così a donare il loro denaro.

«A Don Bazzoffi non è rimasto in tasca neppure un centesimo, anche perché tutto quel denaro è servito a costruire ospedali nel terzo mondo» aveva spiegato l’avvocato Giovanni Mati, il legale del sacerdote fiorentino. «Centinaia di persone assistevano agli incontri con quel prete: quel che lui faceva aveva veramente qualcosa di straordinario. Aveva un grande carisma. E questo, forse, non è piaciuto molto a qualche altro uomo di Chiesa».