Il fortino del fare

di Stefano Cecchi

Stefano Cecchi

Stefano Cecchi

Firenze, 28 maggio 2019 - Qualcuno dirà perché questa da sempre è terra di sinistra; altri indicheranno in Firenze la culla e poi l’ultima ridotta del renzismo militante, ma tutto ciò non sembra bastevole a spiegare come mai l’avanzata dell’invincibile armada leghista si sia fermata alle porte della città, non espugnandola ma, al contrario, concedendo al sindaco Dario Nardella una riconferma al primo turno che ha del clamoroso e che ora lo lancia come soggetto nazionale all’interno del Pd.

Per cercare le ragioni di una vittoria del Pd arrivata in controtendenza con lo spirito del tempo, dovremmo dunque oltrepassare le categorie della politica, guardando altrove. Tanto per cominciare in questo voto hanno pesato e non poco le ragioni del buongoverno delle città.

E, con tutti i distinguo personali che si possono fare, molti dei sindaci dell’area fiorentina, dal ripolese Casini allo scandiccese Fallani per finire a Nardella, nei 5 anni del loro mandato hanno privilegiato quasi sempre le ragioni del fare a quelle della propaganda, compiendo anche scelte coraggiose che alla fine si sono rivelate paganti (come quella dei cantieri per realizzare la tramvia).

In questo Bocci, persona capace e con un forte tratto umano, ha con molta probabilità sbagliato nel vestire panni che non sembrano appartenergli: quelli de “L’uomo del no“, capace solo di bocciare scelte altrui (dalla nuova tramvia alla stazione Foster passando per il no perfino alle celebrazioni del 25 aprile), senza rilanciare un’idea di città alternativa ma fermandosi al lato negazionista.

Ma anche questo non basta a spiegare le ragioni di un risultato così clamoroso. Che, probabilmente, trova le sue motivazioni profonde in un aspetto pre-politico. Ovvero che a Firenze fondamentalmente si vive bene.

Che questa città, per motivi diversi (dalla sua bellezza gigantesca che le garantisce un ritorno economico senza pari alla civiltà e alla voglia di costruire della sua gente), non ha subito quella rabbia sociale che da altre parti ha gonfiato il voto leghista spingendo l’ex movimento bossiano dove mai nemmeno il Pci di Berlinguer era arrivato.

Ecco, se così fosse l’impegno per Nardella adesso è doppio. Far sì che Firenze continui a difendere la sua diversità pacata, avendo contemporaneamente la lucidità di intercettare il futuro con nuove scelte coraggiose sul piano delle infrastrutture e degli investimenti. La città del Fare gli ha dato fiducia. Deluderla ora sarebbe doppiamente peccato.

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