Boncompagni per sempre giovane

Il commento

Firenze, 19 aprile 2017 - Da quando l’ho saputo penso che è incredibile che Boncompagni avesse 84 anni. 84. Anni. Ma com’è possibile? Come avrebbe fatto a invecchiare tutto d’un colpo nei miei pensieri? Ho sempre associato il suo nome a qualcosa di gusto discutibile, ma giovane, all’avanguardia. Boncompagni l’aretino: il sadico che buttava in pasto alla TV ragazzine in cerca di gloria per vecchi satiri guardoni. E anche il genio della comunicazione, l’icona gay con le canzoni per Raffaella: lui, anni luce sopra a tutti per idee, pazzia, genialità.

84 anni. Chiedo; ma chi li fa sti conti? Per me era e resta un po’ Ariel lo spirito dell’aria, e un po’ un simpatico volpone che aveva capito il niente pneumatico che ci circonda. E in tutto questo aveva compiuto 84 anni come un nonnetto col pannolone. E’ come se un alieno fosse entrato nella sua vita e gli avesse tirato addosso una mistura di proteine assassine con la sindrome di Matusalemme. Non esiste.  Io dico che qualcuno dovrà pure intervenire: che certi personaggi – e che noi soprattutto – si resti fino in fondo quello che ci sentiamo di essere. Senza anagrafe e candeline che ci ricordano questo tempo che passa.

Ci arriveremo, spero. E sarà meglio di milioni di lifting e di zigomi gonfiati mentre il pallottoliere del tempo continua a girare. Essere quel che si è, e non il numero di compleanni che abbrutiscono il ricordo. Per me Boncompagni è morto ieri a 30 anni. Lasciando le sue nuove idee in sospeso. Per umiliarci. Perché ancora una volta non abbiamo capito un cavolo. Adieu.

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