Astori, doveroso interrogarsi (di Luigi Caroppo)

Il commento

Firenze, 10 dicembre 2018 - Quando il dolore è troppo profondo e ti aggroviglia le "viscere" dell’anima e ti azzanna i ricordi, il silenzio sarebbe doveroso per far decantare la sofferenza nell’oblio. Ma quando se ne va all’improvviso un ragazzo di 31 anni, padre di una bimba piccola e lascia la compagna con cui condivideva un futuro di sogni, attaccato ai genitori e ai suoi fratelli e anche capitano della Fiorentina e giocatore della Nazionale italiana, simbolo di lealtà sportiva, allora è doveroso interrogarsi. Per scacciare tutti i dubbi emersi all’indomani di quel tragico 4 marzo nel ritiro viola prima della partita contro l’Udinese.

Lo esige l’amore per la vita e l’amore per lo sport, per quel sorriso che non c’è più, per quel numero 13 scolpito per sempre sulle maglie gigliate, per quel capitano che spinge i compagni anche da lassù. La procura giustamente ha aperto un’inchiesta. Poteva sembrare formale. Ma giorno dopo giorno ha preso corpo e sostanza.

Non sappiamo a quale conclusione arriveranno gli inquirenti, sappiamo però con certezza che è sacrosanto indagare, andare fino in fondo, cancellare zone d’ombra, verificare se ci sono state negligenze o imperizie. I documenti che pubblichiamo sollevano interrogativi legittimi che hanno la forza di rompere il silenzio imposto dal rispetto per un emblema che non c’è più. Domande che aspettano una risposta, domande su cui stanno lavorando gli inquirenti, domande che non possiamo ignorare.

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