{{IMG_SX}}Firenze, 17 luglio 2009 - Omicidio e lesioni colpose. Il vigile urbano che martedì sera era alla guida dell’auto che ha travolto Carlotta Fondelli e il fidanzato Edoardo Conti è stato ufficialmente iscritto nel registro degli indagati. Il procuratore Giuseppe Quattrocchi, che si occuperà personalmente dell’inchiesta, ha già ricevuto gli esiti dei primi accertamenti.

 

«Le modalità del fatto — ha spiegato il procuratore riferendosi alla velocità dell’auto e ai dubbi sull’accensione della sirena — hanno una certa singolarità. Abbiamo già raccolto alcune testimonianze, ma sarebbe importante che le numerose persone che hanno assistito all’incidente si facessero avanti per raccontare cosa hanno visto». Il procuratore, che non ha voluto aggiungere altro, non ha ritenuto necessario far eseguire l’autopsia sul corpo di Carlotta. I medici legali si sono limitati a effettuare un esame esterno. Poi, in tarda mattinata, la salma è stata riconsegnata ai familiari e trasportata nella camera ardente della chiesa dei Sette Santi, dove domattina alle 9.30 sarà celebrato il funerale.

 

Il padre di Carlotta, Luca Fondelli, si è diviso fra la chiesa e l’ospedale di Careggi. «Mia figlia — dice — è stata uccisa da un assassino. Ci troviamo davanti a un pazzo, perché non è possibile uccidere una ragazza solo per evitare un semaforo rosso. Nessuno riuscirà più a rendermi Carlotta. Le hanno fatto fare un volo di 15 metri, le hanno spappolato il cervello, me l’hanno uccisa, me l’hanno uccisa», continua a ripetere disperato. «Mia figlia — spiega Luca Fondelli — era un gioiello, una persona meravigliosa, piena di vita e di speranze, una ragazza che non meritava di fare una fine del genere. Mi sono rivolto a tre dei migliori legali fiorentini, continuerò a lottare fino a quando non sarà fatta giustizia. Abbiamo già raccolto decine di testimonianze», conclude il padre.

 

«Dicono tutti la stessa cosa: quell’auto ha attraversato l’incrocio a velocità pazzesca, come solo un folle poteva fare». Il primo testimone, Edoardo Conti, 19 anni, alla guida del motorino travolto dai vigili urbani, ha saputo ieri che Carlotta era morta. Il suo racconto è chiaro, assolutamente indicativo di come siano andate le cose. «Ho attraversato l’incrocio con il semaforo verde», ha detto Edoardo dal letto dell’ospedale. «Ho sentito il suono di una sirena che partiva, una sola volta. Subito dopo siamo stati travolti, abbiamo gridato forte, ma non abbiamo potuto fare niente».

 

I nodi intorno ai quali ruoterà tutta l’inchiesta sono proprio l’uso dei dispositivi acustici e luminosi di sicurezza e la velocità dell’auto al momento dell’impatto. Tenendo conto che il corretto utilizzo della sirenza non esime comunque il vigile alla guida dalle proprie responsabilità, il procuratore ha intenzione di capire se fosse proprio necessario attraversare l’incrocio a tutta velocità. Era davvero un intervento urgente, o le sirene sono state usate impropriamente solo per superare la fila al semaforo? E perché, anche se si fosse trattato di un’emergenza, l’auto dei vigili non ha comunque rallentato al semaforo come fanno le ambulanze e tutti i mezzi delle forze dell’ordine?