{{IMG_SX}}Firenze, 28 febbraio 2008 - Ha vinto l’oscar come miglior attore, ha sfoderato un’interpretazione straordinaria nel 'Petroliere'. E’, probabilmente, l’unico, vero fuoriclasse della sua generazione. Daniel Day Lewis è l’unico capace di avere, insieme, classe da lord inglese, un’intensità assoluta nello sguardo, e la potenza e la ferocia necessaria, nella voce e nel gesto, per interpretare anche la brutalità degli umani. Ma forse non tutti sanno che, qualche anno fa, Daniel Day Lewis voleva smettere con il cinema. E che, per rifugiarsi, lontano da Hollywood, lontano dalla fabbrica dei sogni e delle illusioni, aveva scelto Firenze. Firenze, e una piccola, ma specialissima bottega di artigiano.

 

E’ stata una questione di un paio di anni. Daniel Day Lewis, allora già vincitore di un Oscar per  'Il mio piede sinistro', all'inizio del 2000 sceglie Firenze, città che già conosce e ama, fin dai tempi di 'Camera con vista'. Trova casa a Santo Spirito, e va a bussare alla porta di un artigiano di borgo San Frediano. Un artigiano assolutamente speciale: Stefano Bemer. Giovane, intelligente, Stefano Bemer da qualche anno ha lasciato la sua precedente attività per reinterpretare un’arte antica con spirito nuovo. E’ l’arte del calzolaio. Bemer disegna scarpe su misura, scegliendo materiali di primissima qualità, adattando ogni disegno al piede - e al gusto - del suo cliente.

 

Daniel c’era andato a comprare un paio di scarpe, qualche tempo prima. E aveva scoperto la cosa forse più importante per un attore, figlio di poeti, qual è lui: la cura maniacale del particolare, l'attenzione estrema, da monaco Zen, per ogni gesto. Aveva scoperto l’arte, travestita da artigianato. E si era innamorato di questa concentrazione, di questa capacità di fare ogni lavoro con una cura infinita. Aveva chiesto a Stefano Bemer di potersi rifugiare da lui. Di imparare, in segreto, senza fotografi intorno, l’arte della calzoleria.

 

Era stato accontentato. Nello stanzino dietro, nel laboratorio inaccessibile a tutti, in borgo San Frediano, c’era lui, Daniel Day Lewis. Poi un giorno arrivò, lì, Martin Scorsese. "Ti prego, Daniel, ho bisogno di te. Voglio fare un film sulle bande di immigrati che hanno fatto l'America. E voglio che tu sia il capo di una delle due bande. Sei il più grande attore del mondo, non posso scegliere un altro". Daniel si lasciò convincere, e approdò sul set di 'Gangs of New York'. Fu un altro tipo di artigiano: The Butcher, il macellaio. Per un gioco del destino, 'Gangs of New York' era ieri sera in televisione. E il secondo film del ritorno di questo assoluto fuoriclasse del cinema, che si lascia tentare solo dalle grandissime occasioni, è in questo momento al cinema. 'Il petroliere'. Va visto, anche solo per lo spettacolo tellurico di vedere all’opera Daniel Day Lewis. Che un giorno, era un ciabattino silenzioso per le vie di questa città.