{{IMG_SX}} Firenze, 5 febbraio 2008 - Furono avvelenati con l'arsenico: alla distanza di cinque mesi dalla riesumazione e di 514 anni dalla scomparsa, ecco la verità sulla morte del filosofo e umanista Pico della Mirandola (1463-1494) e del poeta e letterato Angiolo Poliziano (1454-1494). Sono giunti a questa raccapricciante conclusione le indagini di carattere antropologico e archeometrico eseguite presso le università di Bologna, Lecce e Pisa e presso il laboratorio centro ricerche Enel di Pisa, rese note oggi a Firenze.

 

Pra infatti che le concentrazioni di piombo fossero molto alte nelle ossa dei due umanisti, mentre
mantengono valori fisiologici nei tessuti molli e nelle unghie. Le concentrazioni di mercurio e arsenico, hanno
spiegato gli studiosi, presentano valori superiori a quelli fisiologici in tutti i campioni, soprattutto nei
tessuti e nelle unghie di Pico della Mirandola per quanto riguarda l'arsenico. Una scoperta che smentisce le ipotesi che finora avevano animato la storiografia più accreditata. Infatti, sulla base della documentazione storica, se si riteneva che Pico fosse deceduto per avvelenamento, si pensava invece che Poliziano fosse morto per sifilide.

 

E allora chi è il killer? Secondo quanto ha spiegato lo studioso Silvano Vinceti, il mandante del duplice omicidio andrebbe individuato in Pietro de' Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico. L'esecutore del misfatto, per quanto riguarda Pico, andrebbe sicuramente riconosciuto in Cristoforo da Casalmaggiore, suo segretario, probabilmente con l'aiuto del fratello Martino.