{{IMG_SX}} Firenze, 12 gennaio 2008 - "Valentino Giannotti si starà rigirando nella tomba. Che situazione...". Ugo Poggi scuote la testa e si sforza di trovare il lato positivo in una storia tutt’altro che edificante. La procura aveva chiesto la misura cautelare anche per lui, ma il gip Ferrante ("che non conosco ma che vorrei sinceramente ringraziare") l’ha rigettata sottolineando la differenza fra la posizione di Poggi, presidente di Confcommercio solo fino al gennaio 2000, e quelle dei furbetti del quartierino di via Ponte alle Mosse (Vannini, Accardi, Soderi, Brogioni e Squillantini): "In nessuna delle condotte specificamente distrattive contestate -  scrive il gip -, cioè quelle inerenti i contributi pubblici su discutibili progetti spesso mai attuati e quelle oggetto delle distrazioni fallimentari, il Poggi dagli accertamenti svolti è risultato protagonista diretto, mentre le sue responsabilità quale membro di giunta di Confcommercio sarebbero state ridotte solo all’ultimo anno (ottobre 2005-ottobre 2006) quando cioè grandissima parte delle più gravi distrazioni si era già verificata: viaggi all’estero e quant’altro...".

 

E’ un punto fermo importante che Poggi, seppur "a pezzi e molto amareggiato", tiene a sottolineare con forza: "La mia posizione - dice con il conforto dei suoi legali, gli avvocati Valerio Valignani e Roberto Russo - è stata giudicata secondaria nei tempi e nei modi. Ho smesso di fare il presidente di Confcommercio nel gennaio 2000, dunque posso essere responsabile fino al ’99. Non oltre: non c’ero più".

 

Ugo Poggi non si sente in alcun modo vicino a chi lo ha sostituito al comando della galassia Confcommercio. I vari Soderi, Brogioni o Squillantini vengono orgogliosamente definiti 'peones' per aggiungere poi con fierezza, alzando lo sguardo: "Io vengo dalla scuola di Valentino Giannotti, dove i politici fanno i politici e i tecnici fanno i tecnici. Soderi innescò un altro processo, interrompendo una tradizione per motivi personali".

 

Ma se è vero come è vero che Vannini fu anche il suo direttore, come è possibile che non si sia mai accorto di tutto quel fango? "Si vedevano cose strane - racconta Poggi - ma non c’era alcuna prova e non avevo mezzi di controllo. Non potevo indagare, anche perché negli anni oggetto dell’inchiesta non ero in Confcommercio ma in Cofidi. E quando ero presidente dell’associazione avevo Vannini, avevo Accardi e i loro collaboratori. Mi sono fidato. Che potevo fare? Se un direttore falsifica i bilanci, come faccio a controllarlo? Io facevo e faccio un altro mestiere, non prendevo stipendio da Confcommercio, non ero sempre lì".

 

E negli anni di Cofidi? "Se il collegio sindacale mi diceva che potevo prendere certe decisioni finanziarie, io mi fidavo. Come facevo a dire no? E perché dovevo farlo se mi veniva detto che era tutto in regola?". E la conclusione è un tuffo nostalgico nel passato: "Anche questo, purtroppo, è un segno di quanto Firenze sia cambiata. I tempi di Valentino Giannotti, di quando ero il suo ‘ministro degli esteri’, sono finiti. Una cosa del genere, con lui e a quei tempi, non sarebbe potuta accadere".

 

L’attesa è ora per gli interrogatori dei cinque arrestati previsti per lunedì mattina: secondo indiscrezioni, è molto probabile che tutti si avvalgano della facoltà di non rispondere alle domande del gip Ferrante per mettere a punto una strategia difensiva. Ieri, intanto, il legale di Vannini, l’avvocato Massimiliano Annetta, ha depositato il ricorso al tribunale del Riesame contro la misura cautelare a carico del suo assistito.

 

E sempre ieri è stata una giornata convulsa in Cofidi, dove il consiglio direttivo del consorzio ha respinto le dimissioni presentate 24 ore prima dal presidente Marco Squillantini. Secondo il consiglio direttivo, spiega una nota, le vicende giudiziarie che hanno coinvolto passati dirigenti della Confcommercio fiorentina "niente hanno a che vedere con l’attuale operatività del Consorzio, che procede secondo i canoni consueti". Il consiglio direttivo ha nel contempo manifestato «al presidente Squillantini la fiducia del consiglio stesso, del collegio sindacale nonché dei componenti la struttura operativa del Consorzio, altresì ricordando il certo rilievo dei risultati giunti con la presidenza di Marco Squillantini». In serata la controreplica: "Le mie dimissioni sono confermate", ha fatto sapere Squillantini per bocca del suo difensore, l’avvocato Filippo Cei.