Dalla Ruota alla Culla per la vita, così Firenze salva da sempre i bimbi abbandonati

La tragedia della neonata di Campi accende i riflettori sull'accoglienza all’infanzia. Settore in cui Firenze vanta una storia lunga e fattiva

La ruota degli esposti in un antico disegno

La ruota degli esposti in un antico disegno

Firenze, 19 novembre 2019 - Sorge nel cuore di Firenze, in piazza Santissima Annunziata, l’Istituto degli Innocenti, la più antica istituzione pubblica dedicata alla tutela dell’infanzia. È lunga e secolare la tradizione dell’accoglienza in Toscana, e non sorprende che proprio qui sia stato realizzato il primo brefotrofio d’Europa, Lo Spedale degli Innocenti, frutto di un lascito di 1000 fiorini del mercante pratese Francesco di Marco Datini. Nacque a metà del ’400 come luogo apposito per la cura e l’assistenza dei bambini abbandonati. Qui c’era la “ruota” degli Esposti, il luogo dell’abbandono dei bambini, che in origine era una finestra ferrata dove le mamme lasciavano i propri neonati. Fu installata il 5 febbraio 1445 (e fu attiva fino al 1875) data in cui fu accolto il primo “innocente”, il cognome “Innocenti” deriverebbe dai nomi propiziatori dati ai trovatelli. Quello stesso giorno arrivò il primo bambino: una neonata che venne chiamata con un nome prezioso, Agata Smeralda, a ricordare il valore inestimabile della solidarietà. Da allora sono stati migliaia i bimbi abbandonati agli Innocenti.

 

IL NUMERO DEI BAMBINI ACCOLTI

 

Una ricerca condotta dal personale dell’Archivio storico ha ricavato i numeri del fenomeno dell’abbandono dai registri di ingresso “Balie e Bambini”. I bambini arrivati agli Innocenti nel 1874 erano stati 2.319, l’anno prima addirittura di più, 2423. Un anno record era stato il 1871 quando il numero dei neonati accolti aveva raggiunto i 2.530. Dati che parlano di un’emergenza accresciuta dalla seconda metà dell’Ottocento e dei seri problemi di gestione del sistema dell’accoglienza che vennero affrontati subito dopo l’Unità d’Italia. Molti di quelli che arrivavano e che erano registrati come figli “illegittimi” erano in realtà bambini che una famiglia l’avevano, ma che venivano affidati all’assistenza pubblica a causa delle ristrettezze economiche.

 

DALLA CONCA ALLA ‘FERRATA’

 

Prima in una conca di pietra simile a un’acquasantiera, quindi attraverso una ‘finestra ferrata’ dove le madri disperate appoggiavano i figli (i “gittatelli”, come li chiamavano a Firenze) prima di suonare la campanella e avvisare della presenza del piccolo. La “ruota” vera e propria fu introdotta solo dal 1660, perché ritenuto il modo più efficace per garantire l’anonimato alle madri. Le quali, quasi sempre, compivano quel gesto in bilico fra rimorso e dolore, come testimoniato dalle medaglie spezzate a metà, con le quali si ipotizzava, presentando l’altra metà, di poter ottenere un ricongiungimento in tempi migliori. Se il bambino aveva ricevuto il battesimo c’era l’usanza, per la madre che lo lasciava alla ‘ruota’, di mettere tra le fasce in cui era avvolto un sacchetto di sale. La ruota – che veniva chiamata anche ‘ferrata’ perché vi si accedeva da una grata di ferro, oppure era detta anche ‘presepe’ - fu attiva fino al 30 giugno 1875 . In quello stesso giorno, l’ultimo, tra le 22 e la mezzanotte furono lasciati due bimbi, rispettivamente una femmina e un maschio a cui vennero dati i nomi di Laudata Chiusuri e Ultimo Lasciati.

LA DESTINAZIONE DEGLI ORFANI

L’orfanotrofio degli Innocenti non era la destinazione finale dei trovatelli. Infatti, dopo essere stati lasciati sulla ruota, erano, successivamente esposti nella Loggia del Bigallo o in piazza Duomo proprio per essere adottati dai fiorentini o ripresi dai genitori che si fossero ricreduti. È proprio da questo che derivano i cognomi “Esposti” e simili.

DOPO LA CHIUSURA DELLA RUOTA

L’Istituto degli Innocenti, sempre attento ad assicurare condizioni di vita degne a Nocentini e Nocentine e ad assicurare loro un futuro, continuò la sua opera di accoglienza grazie all’ Ufficio di Consegna che contribuì ad arginare l’abbandono di minori, che per il giovane Stato Italiano era reato, e per ospitare in Istituto prioritariamente i figli illegittimi, i bambini che una famiglia propria non l’avevano e non avevano nessuno che si prendesse cura di loro. La tradizione di accoglienza proseguì con lo stesso impegno e anche con la stessa riservatezza ma, grazie all’Ufficio di Consegna, alle nuove registrazioni e alle nuove modalità di accoglienza dei bambini, il numero degli esposti si dimezzò da subito. Nel 1876 gli esposti saranno 1.324, l’anno successivo 1.126 fino ad arrivare in venti anni ai 803 bambini accolti nel 1895. Dal 1889 le registrazioni dei figli legittimi e con madre nota iniziano ad essere separate da quelle degli esposti, si sa quindi che nel ventennale della chiusura della finestra ferrata arrivarono agli Innocenti 605 bambini senza una famiglia, 198 bambini di cui si conosceva la famiglia e la madre. Dal 1880 il numero di bambini accolti resta sotto i 1000, consentendo all’Istituto di organizzare meglio la cura, l’educazione e la crescita dei suoi piccoli ospiti.

LE RUOTE OGGI IN CITTÀ

Dopo 561 anni, a Firenze è tornata la ‘Ruota’e nel febbraio 2006 in via San Remigio è stata inaugurata la ‘Culla per la vita’. Firenze è stata la prima città in Toscana a ripristinarne l’uso, seguita da Massa. E anche se aveva un nome nuovo, il principio che determina la loro realizzazione è lo stesso: la salvaguardia della vita, nella sua forma più fragile dell’infanzia. Perché, anche se dal 2001 si può partorire in completo anonimato in ospedale, ciò non ha fermato l’abbandono, per una serie di motivi: alcune donne straniere non conoscono la legge, e poi non sentono garantito l’anonimato fisico, che invece dà la Culla per la vita. La Ruota di Careggi per accogliere i neonati esiste invece dal 2012. La prima bambina abbandonata è stata Daniela a inizio 2015, Francesco il secondo.