Come cambierà la guerra? "L'Ucraina rischia l'implosione"

L’analista Politi (Nato Defence college foundation): "Non può riprendersi subito i territori. Mosca allungherà il conflitto"

Roma, 1 ottobre 2022 - ​Il grande bluff di Vladimir Putin sul referendum per l’annessione delle quattro regioni del Donbass scuote il gioco nel campo geopolitico con il timore di una ulteriore escalation. L’Occidente della gente comune, più che delle cancellerie, già sotto pressione per l’emergenza energetica teme altre pericolose conseguenze. La Nato con le parole del segretario generale Jens Stoltenberg ribadisce fermezza e lealtà all’Ucraina. Avanti così. Alessandro Politi è direttore della Nato Defence college foundation, unico centro di ricerca non governativo affiliato all’Alleanza atlantica, e docente di geopolitica, un osservatore capace di interpretare strategie e umori dello scenario bellico.

Putin e la minaccia nucleare: perché la Russia potrebbe davvero usare l'atomica

Vladimir Putin  parla alla Piazza Rossa di Mosca (Ansa)
Vladimir Putin parla alla Piazza Rossa di Mosca (Ansa)

Le posizione ferma della Nato può contribuire ad alzare la tensione?

"Le parole pronunciate da Stontelberg sono perfettamente in linea con il diritto internazionale e quindi in parte prevedibili. Ci sono altre situazioni di annessioni che non hanno il riconoscimento internazionale. I russi giocano la loro partita ma lo sanno bene. La Nato ha sancito che se i confini subiscono variazioni senza un accordo consensuale ciò non ha validità legale".

Già ma ora Russia considera le quattro regioni parte di essa e ha sempre teorizzato fin dalla guerra fredda che può reagire con armi nucleari se aggredita.

"Vero, ma la realtà delle cose è un’altra. Dmitri Medvedev vice presidente del consiglio di sicurezza russo, lancia messaggi estremi, ma del resto ha la funzione di agitare i media occidentali. Contano di più i silenzi di Putin. Le minacce su possibili armi nucleari tattiche vanno ascoltate, ma credo sia una eventualità abbastanza remota".

Eppure Mosca insiste

"Un’arma nucleare si usa normalmente solo in situazioni disperate e anche se a Russia dovesse perdere il Donbass non è certo minacciata nella sua integrità".

C’è compattezza nel cerchio magico che sta intorno al presidente Putin?

"Sulle minacce nucleari diversi membri dello staff è possibile che abbiano una posizione molto prudente. E non tutti potrebbero essere d’accordo sugli atteggiamenti più estremi".

Cosa cambia per L’Occidente con la svolta delle annessioni?

"Diciamo che Nato ed Europa hanno funzioni e obiettivi differenti. L’Alleanza ha un ruolo difensivo verso i Paesi membri e di assistenza verso i partner come l’Ucraina e quindi ribadisce che l’annessione è illegale. L’Europa più si alza la tensione e più ha un problema di gestione economica come conseguenza del conflitto al di là del caso Donbass".

Mosca preme con gli avvertimenti e dice all’Occidente che continuare a mandare armi può avere conseguenze gravi.

"La nostra non belligeranza è già considerata un atto ostile dai russi, nessun dubbio. È un gioco delicato di equilibri. Gli stessi americani non esagerano nella fornitura di sistemi d’arma e per esempio non inviano missili a lunga gittata che pure custodiscono negli arsenali. Ma l’Europa, che deve continuare ad assistere l’Ucraina, non può inviare armi all’infinito. Non possiamo rischiare di scoprire i nostri eserciti".

Gli ucraini che faranno adesso?

"Credo che continueranno a combattere perchè hanno il diritto di tentare di riprendersi i territori che sono parte della loro nazione. E i russi non vogliono cedere. Ma entrambi i belligeranti stanno uccidendo la meglio gioventù con conseguenze demografiche devastanti. Prima o poi devono fermarsi".

L’esercito di Putin?

"Con l’inverno, si metterà sulla difensiva e il conflitto si allunga"

Le possibilità strategiche di Kiev?

"Sono preoccupato per la tenuta dell’Ucraina. È comprensibile che voglia riprendersi i propri territori, ma non è detto che possa riaverli tutti e subito. Servirebbe un momento di riorganizzazione in modo da valutare freddamente costi e benefici della continuazione della guerra o della sospensione delle ostilità per meglio perseguire gli obiettivi".