Corsi: "Avremo un grande futuro". Il presidente promuove il suo Empoli. Il ritorno in A

Per lui è l’11° torneo fra i big: "Ma questa è un’avventura tutta nuova"

Fabrizio Corsi è presidente dell’Empoli dal 1991, quando subentrò  a Pietro Allegri alla guida del club

Fabrizio Corsi è presidente dell’Empoli dal 1991, quando subentrò a Pietro Allegri alla guida del club

Empoli, 19 agosto 2018 - Alle 20,30 Empoli-Cagliari sancisce il ritorno degli Azzurri in Serie A. Sarà il suo undicesimo campionato di serie A, il tredicesimo della storia dell’Empoli. Qualcuno pensa che Fabrizio Corsi si sia ormai abituato, ma la verità è che il massimo dirigente azzurro vive la vigilia coi sentimenti di un bambino. Tornare nel calcio che conta è sempre un gran risultato, specie per una squadra che in teoria non avrebbe niente a che spartire con le big del calcio italiano. E’ un po’ come la storia del calabrone, che per struttura fisica e peso non potrebbe volare, però lui se ne frega e vola lo stesso...

«Per me c’è sempre grande emozione, stavolta forse anche di più. Sarà l’undicesimo campionato di serie A da presidente – dice lo stesso Corsi – ma mi sembra davvero un’avventura tutta nuova».

Come mai?

«E’ una sensazione diversa, difficile da spiegare. Al di là dell’idea che sapremo farci valere, abbiamo grande fiducia nella squadra e in quei 4-5 giovani di grande prospettiva che possono emergere. Non ci era mai capitato».

Che differenza c’è tra questo ritorno in A e il precedente?

«Con Sarri eravamo convinti di avere 12-13 giocatori forti e fu davvero così fino a Natale, anche se poi ci furono elementi che nella seconda parte di stagione fecero un grande salto di qualità. Stavolta ci portiamo dietro la stessa idea di gioco, ma con una rosa più articolata e con più alternative».

Che Empoli dovremo aspettarci?

«Pensare di giocare partite in cui avremo il pallone per 70 minuti come in B sarà difficile, quindi ci siamo preparati a delle soluzioni alternative. L’idea è quella di proporre calcio, ma dovremo anche saper ripartire e con giocatori come La Gumina e Krunic crediamo di poterlo fare».

A proposito del bosniaco: la sua permanenza è un valore aggiunto?

«La domanda è se in lui prevale entusiasmo e senso di appartenenza o delusione per non essere andato via, ma visto che l’offerta del Torino non era sufficiente la sua conferma era la soluzione più logica. Io credo che lui possa e debba aspirare a giocare nella Lazio e nella Roma, ecco perché questa sarà una stagione importantissima».

L’Empoli ha investito tanto sul mercato, da La Gumina in poi...

«L’idea era prendere giocatori che ci regalassero un buon presente e un grande futuro. Empoli è una piazza ideale, il nostro è un ambiente dove si può crescere e lavorare: nessuno ha un connubio coi tifosi come abbiamo noi».

Come vede i tifosi?

«Empoli è una città equilibrata e modesta, io mi ritrovo e mi rivedo in questo e sono orgoglioso di essere così. Rispetto a squadre con cui giochiamo il derby siamo più nordici, noi somigliamo più a Torino e gli altri a Napoli e di questo ne viene fuori un valore».

Questione stadio: a che punto siamo?

«A settembre presenteremo il progetto, poi attenderemo i 5-6 mesi di iter burocratico per iniziare i lavori. Abbiamo fatto quello che ci è stato chiesto nell’interesse delle componenti che sono in gioco. A breve non dovremo più vergognarci del nostro impianto».

Empoli punto di riferimento per il calcio sul territorio?

«Direi di sì. Abbiamo abbonati da tutto il Circondario, ma anche da Montecatini e dalla provincia di Pisa. Da noi si può venire allo stadio e tifare in tutta tranquillità. Il Castellani, in questo, è un modello».