SIMONE CIONI
Sport

Bernardeschi, da Ponzano al tetto d’Europa

L’attaccante juventino, fresco vincitore con la Nazionale italiana del trofeo continentale, da bambino ha giocato 2 anni col team empolese

di Simone Cioni

La risacca dell’euforia per la vittoria dell’Europeo da parte della Nazionale italiana di calcio non è ancora scemata, anche perché dopo la gioia di Wembley di giocatori e staff tecnico subito dopo il rigore parato da Donnarumma all’inglese Sakha, negli ultimi giorni sono i festeggiamenti di contorno in patria a farla da padroni. Una vittoria, quella italiana, che ha fatto particolarmente piacere anche in casa Polisportiva Ponzano. Non solo chiaramente perché siamo tornati a celebrare un trionfo tricolore all’Europeo dopo ben 53 anni di attesa, ma soprattutto perché nella società empolese ha mosso i suoi primi passi da calciatore uno dei protagonisti del successo azzurro, autore per altro di un dei rigori decisivi nella finalissima contro l’Inghilterra: Federico Bernardeschi. Carrarino classe 1994, l’attuale attaccante della Juventus ha infatti militato due stagioni dal 2002 al 2004 nella formazione Esordienti del Ponzano, allora Scuola Calcio Empoli FBC.

"Fu selezionato per noi da Stefano Cappelletti, attualmente talent-scout per il settore giovanile della Fiorentina, che in quegli anni lavorava con l’Empoli – racconta il presidente del Ponzano, Andrea Balducci – Lo scovò nell’Atletico Carrara, che mi ricordo inizialmente fece anche qualche storia per dargli il cartellino, ma grazie all’intervento di papà Alberto il trasferimento andò poi a buon fine. Fin da subito si vedeva che era di un’altra categoria, tanto che con noi fu subito aggregato alla squadra più grande di un anno, dove sapeva comunque fare la differenza in ogni partita.

Era palese che si trattasse di un predestinato e, infatti, da li a poco ha spiccato il volo". Dopo la breve esperienza nel Ponzano Bernardeschi approda infatti nel vivaio della Fiorentina, con la cui maglia esordirà poi in Serie A il 14 settembre 2014 (72 presenze e 14 reti complessive) dopo essere ritornato dal prestito al Crotone, con cui mise a referto 12 reti in 38 gare di Serie B. Il 24 luglio 2017 si materializza invece il trasferimento alla Juventus, che già ai tempi del Ponzano aveva però provato a prenderlo.

"Mi ricordo che come tutti gli anni in quel periodo, anche nell’estate del 2002 eravamo andati con il nostro gruppo Esordienti a Torino per fare un’amichevole contro i pari età della Juventus, in qualità di squadra scelta dell’Empoli – racconta ancora il massimo dirigente gialloblù – e durante la sfida, dopo una serie di giocate di grande livello, Federico colpisce una traversa che forse sta ancora tremando e dalla tribunetta di fiano al campo da gioco scende fin dietro le panchine Bettega in persona per chiederci chi fosse quel biondino con un sinistro così esplosivo.

Ne fu così colpito che arrivo ad offrirci quattro loro ragazzi pur di non fargli fare il viaggio di ritorno. Federico, però, era appena arrivato da noi e non se ne fece di niente con il ragazzo che rimase quindi due stagioni con noi, giocando tra l’altro insieme a mio figlio". "Anche per questo sono rimasto sempre in contatto con i suoi genitori Alberto e Paola, due persone squisite e molto umili – conclude Balducci – Mercoledì scorso, per esempio, sono andato al matrimonio di Federico a Carrara, mentre loro hanno partecipato in passato sia ad una nostra cena sociale sia ad un’altra conviviale organizzata con la dirigenza del tempo dopo la partita Empoli-Juventus di Serie A del 28 ottobre 2018.

In quella occasione, per altro, ci portarono in regalo diverse magliette bianconere di Federico da lui autografate. Per quanto riguarda Federico, invece, come è normale che succeda in questi casi ci siamo un po’ persi anche se so che finché era alla Fiorentina si mandava spesso dei messaggi con i suoi vecchi allenatori Antonio Pepe e Mario Bozzi, ai cui funerali nel gennaio del 2020 furono presenti anche i genitori di Federico. Per noi è motivo di grande orgoglio aver visto calcare il nostro campo sportivo da un ragazzo divenuto poi, non solo un professionista affermato, ma anche campione d’Europa con la nostra Nazionale".

Insomma dal piano terra dei campi di periferia al tetto d’Europa in una ‘notte magica’ inglese, quella di Bernardeschi e del Ponzano è una delle tante favole che dimostra come qualche volta i sogni di milioni di ragazzini appassionati di calcio si possono realizzare anche partendo da un sodalizio di minor blasone. Chissà, magari, che anche in questo momento o negli anni futuri sul terreno del “Michelucci” di via Galletti a Empoli non torni a correre dietro a un pallone il futuro Bernardeschi.