Empoli, 29 gennaio 2014 - Il treno dell’export nella moda continua a macinare risultati. La convinzione è resa concreta dai dati forniti dallo studio Monitor sui distretti della Toscana realizzato dal Centro studi di Intesa Sanpaolo per conto di Banca CR Firenze. Gli esperti del Centro hanno ragionato sui dati, ormai assestati, del terzo trimestre 2013. Il distretto dell’abbigliamento di Empoli ha messo a segno un aumento dell’11,2% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente e dell’11,5 confrontando i dati dei primi nove mesi del 2013 rispetto al 2012.

Il paragone è molto importante perché il 2012 aveva fatto registrare un dato di quelli che possono quasi far gridare al miracolo, vale a dire il raggiungimento delle vendite realizzate prima della crisi, con il superamento, sia pure di un pugno di milioni, della quota di un miliardo di euro di export. Ormai per la nostra moda ‘andare’ fuori dai confini è diventata una questione vitale, visto che tante imprese riescono a ritagliarsi un ruolo (con percentuali di export che vanno dal 60-70 fino a oltre il 90% del fatturato) su mercati dove la concorrenza sulla qualità e l’innovazione è una battaglia che si combatte tutti i giorni.

E’ chiaro che il mercato di riferimento diventa quello del lusso, in cui la differenza non la fa necessariamente il costo del lavoro, a vantaggio di altri elementi tra cui spicca il made in Italy, che talora si può declinare anche come made in Tuscany. Le nazioni in cui esportiamo sono ancora i grandi Paesi dellEuropa unita, Francia in testa (anche se in calo), senza dimenticare il contributo degli Usa e un’insospettabile Svizzera, con un incremento delle vendite di oltre il 30% nel terzo trimestre. Al quarto posto per le vendite all’estero troviamo Hong Kong, insidiata proprio in base ai dati dell’anno scorso dall’arcigna ‘padrona’ dell’Ue, la Germania, che evidentemente non disdegna i bei capi prodotti dalle nostre imprese: l’export verso il gigante tedesco è cresciuto del 35,9%.

Niente a che vedere, comunque, con l’incremento fatto segnare dal Regno Unito. I sudditi di sua maestà hanno gradito la nostra moda: con il paese guidato da Cameron le esportazioni sono cresciute del 58,9%. Ma c’è un’altra nazione, inattesa, che ci ha regalato un incremento delle vendite ancora maggiore: la Corea del Sud, con uno squillante +61,1%. Per completezza ricordiamo che il livello di partenza dell’export nel Paese asiatico non era molto elevato. In questo caso ha giocato la caduta di alcune barriere all’arrivo dei nostri prodotti. Bene anche la Russia di Putin con un +16,2%.

Il segno negativo lo troviamo per Giappone, Spagna, Belgio e Paesi Bassi.
Il buon andamento delle esportazioni non significa però che sul fronte occupazionale siano assenti i problemi, perchè le aziende lavorano anche con l’Italia, un mercato che dà ben poche soddisfazioni. E allora anche le imprese impegnate soprattutto con l’estero ricorrono alla cassa integrazione. Nel caso del distretto dell’abbigliamento di Empoli, nei primi undici mesi del 2013 il ricorso alla Cig è aumentato rispetto allo stesso periodo del 2012.