Vino, produttori in rivolta contro il governo

Giovanni Busi, presidente del Consorzio del Chianti: "Una norma sta bloccando le bottiglie nelle cantine, impedendone la vendita"

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Il mondo del vino, in particolare quello di qualità, è sulle spine per un provvedimento del governo che crea non pochi problemi ai produttori.

"Agli ingenti danni economici registrati per la chiusura dei ristoranti a causa del Covid, ora si aggiunge anche la beffa di non poter rispondere alla richieste dei compratori perché i ritardi burocratici sui controlli tengono in ostaggio le partite di vino che sono oggetto di richiesta di stoccaggio. I produttori si ritrovano, non certo per colpa loro, in una situazione grave e intollerabile, il ministero ha il dovere di risolvere al più presto questo paradosso". Così, in modo chiaro e netto, Giovanni Busi presidente Consorzio Vino Chianti denuncia la situazione in cui si trovano ad operare le aziende produttrici di vino. Per questi imprenditori, nei mesi del lockdown, per non svendere le bottiglie, un decreto ministeriale aveva introdotto lo stoccaggio per sei mesi. Tutto bene, dunque? Non proprio.

"Prima di immettere il vino sul mercato gli imprenditori devono attendere i controlli finali, da effettuarsi da parte di Agecontrol, previsti proprio dal decreto del ministero delle Politiche Agricole, senza i quali Agea (Agenzia per le eorgazioni in agricoltura, ndr) non sbloccherà le partite, autorizzando il successivo e speriamo immediato pagamento dei contributi promessi per aiutare le imprese in crisi di liquidità. Ma questi controlli sono stati appena avviati ben oltre la scadenza dell’impegno sottoscritto dalle aziende, ed in molti casi ancora non ci sono ancora stati". Vale a dire che di soldi non se ne sono visti.

"E’ gravissimo – aggiunge con forza Busi – che il ministero non abbia organizzato i controlli durante i mesi di blocco in modo da permettere, appena possibile, di rimettere i nostri prodotti sul mercato. I produttori di Chianti hanno firmato contratti di vendita che non possono rispettare a causa dei ritardi della burocrazia, è inaccettabile.

Faccio un appello al ministro Stefano Patuanelli affinché prenda atto di questa assurdità e la risolva il prima possibile. Le aziende, messe in ginocchio dal Covid, ora rischiano di non potersi rialzare per colpa della malagestione del ministero". C’è da augurarsi che da Roma una risposta, positiva, arrivi quanto prima.