Il "Chianti" ha rialzato la testa, segnali positivi dal Vinitaly

Il presidente della Cantina di Montespertoli: va meglio ma non basta

Il Vinitaly ha chiuso alla Fiera di Verona e nell’occasione Coldiretti ha divulgato un’analisi su dati Istat che attesta a +13% l’export dei nostri vini

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Empoli, 19 aprile 2018 - Il Vinitaly suggerisce che il Chianti è in salute. E con il Chianti l’Empolese Valdelsa, che offre poco meno di un terzo della forza-aziende e, di pari passo, poco meno di un terzo del monte-ettolitri annui, tra i 7 e gli 800mila (con l’eccezione dell’annata 2017 che ha visto un calo di quasi il 40%) alla prestigiosa denominazione. Da non confondersi con la limitrofa denominazione Chianti Classico. Ritano Baragli è presidente della Cantina Sociale Colli Fiorentini di Val Virginio a Montespertoli che raccoglie soci da quasi tutto il comprensorio empolese. Ed è anche vicepresidente del Consorzio vino Chianti. In questi giorni è stato fisso a Verona e ha avuto modo di tastare il polso della situazione. «Abbiamo uno stand nostro, con personale specializzato per seguire i clienti - spiega - e devo dire che il Vinitaly ci ha dato ottime risposte. Il futuro sarà dalla nostra parte se sapremo costruirlo, il nome Chianti e la sua qualità sono una garanzia. Sono decine le aziende che rappresentano l’Empolese a Verona, è una vetrina importante.

Il Vinitaly - prosegue - serve anche ad aprire riflessioni sui prezzi. Lo sfuso al quintale oscilla oggi fra i 135 e i 165 euro ad ettolitro, rispetto ad alcuni anni fa c’è stata una risalita poiché il prezzo era sceso a 100 euro. Ma bisogna tener presente che nel 2017 ci sono stati, dalle nostre parti, per cause climatiche, cali di produzione sino al 40%. L’incremento moderato dei prezzi potrebbe non compensare». «Dobbiamo riflettere noi produttori – continua il presidente Baragli – deve riflettere anche la grande distribuzione con cui collaboriamo. Troviamo sugli scaffali bottiglie di ottimo rosso Chianti fra i 3 e i 5 euro. Questo ovviamente va benissimo per i consumatori che hanno sempre ragione, ma una riflessione va aperta». Anche perché, e il Vinitaly lo dimostra, la qualità c’è. Non solo nei Chianti, ma anche nei bianchi che si producono nell’Empolese (destinati quasi sempre all’autoconsumo entro il territorio) e gli Igt».

Torniamo un attimo al Chianti, presente con 142 aziende, 52 con un proprio stand, un terzo delle quali circa dall’Empolese Valdelsa. Ciò è stato fino a ieri su un’area espositiva di ben 300 metri quadri e un desk istituzionale ad hoc dedicato al Vin Santo del Chianti, con 60 etichette, per il terzo anno consecutivo. «Vetrine come quella offerta dal Vinitaly sono importanti per il settore perché valorizzano la qualità delle etichette e danno alle aziende segnali e tendenze importanti su come si muove il mercato» ha detto il presidente del Consorzio del Chianti, Giovanni Busi. Busi ha anche riferito di migliaia di appassionati agli stand. Meno produzione, più qualità, prezzo in rialzo, ma non ancora remunerativo.

Vediamo dunque il quadro dell’Empolese ‘in vetrina’ anche al Vinitaly: il Chianti ha una media di produzione annua di oltre 700mila ettolitri, poco meno di un terzo dall’area empolese e dalla Valdelsa e zone limitrofe. Il solo comune di Montespertoli può arrivare a toccare quota 160mila ettolitri. Il Chianti Montalbano si attesta sui seimila ettolitri annui, il Chianti Montespertoli sui tremila, ventimila circa il Chianti Colli Fiorentini. La sottozona Chianti Montespertoli è così artciolata: 56 ettari per 3.206 quintali di uva, con 1.050 ettolitri imbottigliati negli anni prima del 2017, quando c’è stato il calo drastico a causa di gelate di primavera e siccità estiva. Ciò vale in realtà anche per le altre zone. Cerreto è assimilata al Montalbano, ma vanta anche ottimi vini bianchi. In media, sfuso, il Chianti costa oggi dai 135 ai 165 euro al quintale, tornato sui livelli di 5 anni fa, dopo una lunga stagnazione.