Tre tamponi la settimana e 240 euro al mese Green Pass, la durissima vita del prof ribelle

La scelta di un docente: "Faccio i test nel tardo pomeriggio, così ho la giornata ‘coperta’ per entrare a lavoro. Non voglio vaccinarmi"

di Irene Puccioni

Non si è vaccinato e non intende farlo. "Di questo vaccino non mi fido" dice snocciolando numeri e statistiche sull’efficacia del siero anti Covid. Per continuare a lavorare, però, deve esibire il Green Pass. È docente in una scuola superiore dell’Empolese Valdelsa e con l’entrata in vigore, dal primo settembre, dell’obbligo della certificazione verde per il personale scolastico ogni volta che entra in servizio deve sottoporre il suo Qr code alla scansione dell’app VerificaC19. Il Green Pass lo rinnova ogni 48 ore effettuando il tampone salivare.

"Ne ho già fatti tre dalla ripresa delle attività scolastiche e ne ho già prenotati altri per le prossime settimane" racconta il professore che preferisce rimane anonimo "perché – spiega – dichiarare di essere o meno vaccinato equivale a riferire dati sensibili. Tant’è che ho voluto accertarmi anche del fatto che l’app con la quale viene verificato il mio Green Pass non rivelasse altri dati se non il fatto che fossi in regola". Non solo.

L’insegnante esige che il suo green pass venga controllato dal dirigente scolastico e non dal personale Ata ‘delegato’ all’ingresso. "I collaboratori scolastici non potrebbero farlo. L’obbligatorietà del Green Pass è stata decisa con decreto legge, ma manca ancora un regolamento attuativo che definisca e regoli le figure dei verificatori. Pertanto – sottolinea il docente – la pretesa di visionare il mio Green Pass da parte di un collaboratore scolastico è di fatto un abuso di ruolo". L’insegnante non arretra di un passo, nonostante la sua battaglia "contro lo Stato" gli costi cara.

"Ho fatto due conti e per continuare a lavorare dovrò spendere circa 240 euro al mese di tamponi. Considerando che ho bisogno di tre tamponi alla settimana, dal momento che la validità è di 48 ore, ecco raggiunto l’equivalente della rata di un muto". Risparmiare è possibile, ma non sempre è facile. "Non tutte le farmacie fanno prezzi calmierati – precisa il docente ‘ribelle’ – trovare chi sul nostro territorio ti fa pagare 15 euro è raro, la maggior parte chiede dai 20 ai 25 euro". Altra difficoltà: la disponibilità di posti. "I test vengono fatti su appuntamento e non è semplice trovare posto in funzione dell’orario di entrata in servizio a scuola. Affinché il Green Pass mi copra tutta la giornata lavorativa – spiega il prof – faccio il tampone sempre nel tardo pomeriggio. Ma su questo aspetto vorrei mettere in evidenza un’altra falla del sistema. Nel caso facessi il tampone al mattino potrei entrare a scuola senza problemi perché il mio Green Pass risulterebbe ‘verde’ per due accessi, ma all’uscita non sarebbe più valido, tuttavia nessuno controlla più niente".

L’insegnante ha le proprie convinzioni dettate anche da vicissitudini personali legate ai vaccini. "In tutta questa discussione mi dispiace che si punti il dito contro chi non vuole vaccinarsi, discriminandolo e facendolo sentire diverso, quasi in colpa. Mi chiedo: perché non ho il diritto di pormi dei dubbi nei confronti di questo vaccino?".