"Stanchi e sotto stress, così curiamo i profughi"

Gianmaria Fiorentini, ex primario di oncologia al San Giuseppe: "Verifichiamo il loro stato di salute e la vaccinazione, poi il test anti Covid"

C’è anche un medico nel gruppo umanitario che ieri sera ha raccolto dal confine polacco ucraino una sessantina tra orchestrali e ballerine del teatro di Kiev. Giammaria Fiorentini, 68 anni, ravennate ed ex primario di oncologia a Empoli a Pesaro, ha viaggiato a lungo e conosce le problematiche di popoli in fuga dalla guerra, anche dal punto di vista sanitario.

Esiste una correlazione tra guerre e patologie?

"Avevo contatti col centro oncologico di Kiev, dopo Chernobyl c’erano molti casi di tumori pediatrici e cerebrali. Il dramma della guerra è che tutte le patologie che non sono da ferite (schegge, schiacciamenti, ustioni) non vengono curate, così la gente muore di cardiopatie, tumori e insufficienza renale. Tra le mortalità di guerra sono un numero enorme".

Qual è la situazione degli ucraini dal punto di vista delle vaccinazioni?

"La qualità di vita degli ucraini, dal momento dell’indipendenza, era molto migliorata. Il loro piano vaccinale era simile al nostro per quando riguarda vaiolo, difterite, poliomelite e altre malattie. Per quanto riguarda il Covid, risultano vaccinati per il 50% nelle grandi città e solo per il 10-15% nelle periferie, anche in ragione della vastità del territorio, nonché per l’opposizione alla vaccinazione degli ortodossi. Non abbiamo più notizie dall’Oms da inizio febbraio, le ultime parlano di 120mila vittime da Covid e 35mila contagi al giorno. Ma un altro dato preoccupante riguarda la tubercolosi: il 9,5% risulta positivo, in che non significa necessariamente infettivo".

Che tipo di persone sono saliti sui nostri pullman?

"Si tratta di giovani, quindi persone fisicamente integre. Le patologie da monitorare sono quelle da stress, dovuto a mancanza di sonno, alimentazione irregolare, stato di allerta continuo. Inoltre, lavorano a Kiev, ma non sono tutti di Kiev, arrivano da luoghi diversi".

Come è organizzato il viaggio di ritorno?

"I profughi vengono divisi in quattro sezioni, due per pullman. I primi da mettere in sicurezza, in questi casi, sono i soccorritori. In un mezzo stanno le persone sane e quelle non vaccinate senza sintomi. Nell’altro vengono divisi gli ucraini vaccinati, dunque resistenti, da quelli positivi o sospetti. Ciascun gruppo sarà rappresentato da una sorta di leader, che risponde degli altri durante il viaggio e le soste".

E una volta a Ravenna?

"Il primo passo è il certificato di presenza in questura, col quale andremo al Cmp dell’Asl per il rilascio dell’Stp, Stato di rifugiato temporaneo; una sorta di tessera sanitaria che dà l’accesso ai servizi sanitari, valido sei mesi per gli adulti e un anno per i bambini. Sempre al Cmp saranno sottoposti a tampone rapido, solo chi è positivo sarà preso in carico dal Dipartimento di medicina preventiva. A chi farà la vaccinazione saranno somministrati Pfizer o Moderna. L’ultimo test, infine, riguarderà la tbc".

l. p.