Empolese apre un'enoteca a Londra: "La Brexit non mi spaventa"

Andrea Barsottini apre un’enoteca a Londra: "Non penso di tornare"

Andrea Barsottini, primo a sinistra, con i suoi soci

Andrea Barsottini, primo a sinistra, con i suoi soci

Empoli, 23 agosto 2019 - Metti una sera a cena un sommelier belga, un ex giornalista ungherese ed un esperto di vini italiano. Insieme a Londra per dar vita allo Shoreditch Wine House, un’enoteca con prodotti tipici nel cuore della capitale inglese, a due passi dai muri dove il celebre Bansky ha iniziato a dipingere i suoi graffiti.

L’italiano, nella fattispecie, è Andrea Barsottini, fratello del vicesindaco e assessore ai lavori pubblici Fabio. Empolese, vive a Londra ormai da sette anni e a partire da settembre sarà titolare insieme a Ben e Abel (il belga e l’ungherese di cui sopra) di un locale davvero particolare. Al suo interno si potranno degustare salumi e formaggi di Francia, Spagna e naturalmente Italia, oltre ad una selezione di 300 vini provenienti da tutto il mondo.

«Alla fine mi sono messo in proprio, era un qualcosa a cui ambivo da tempo. Finora – spiega lo stesso Barsottini – avevo aperto tre locali per conto di alcuni investitori, stavolta invece faccio tutto da solo». L’enoteca, come accennato, si trova nel quartiere di Shoreditch, reso celebre dai graffiti di Bansky, a 5 minuti a piedi da Liverpool Street.

La storia di Barsottini è molto simile a quella di tanti italiani emigrati nella capitale britannica. «Sono venuto qui perché annoiato da quello che facevo in Italia e come molti sono partito dal basso. Cameriere, capo cameriere, hospitality, poi sommelier. Ho fatto pure l’agente immobiliare, dopodiché mi sono buttato nel ramo dei locali veri e propri. In Italia non è una pratica molto diffusa – dice Barsottini – ma qui succede spesso: un investitore mette i soldi e cerca chi abbia le competenze per gestire, in questo caso, un’enoteca. L’ho fatto in tre posti diversi, ma questo è il primo che apro in proprio insieme ai miei due soci».

La tipologia di locale è intrigante. «Pensate che a Londra, in un ristorante tradizionale, si spendono mediamente 50 sterline per mangiare. In un’enoteca – dice – siamo intorno alle 20, anche se poi dipende dai vini che scegli. In ogni caso stanno funzionando moltissimo».

Non lo spaventa la crisi, né la Brexit annunciata ad ottobre. «Londra è sempre in movimento, i periodi neri sono spesso transitori e durano poco». All’orizzonte l’idea di tornare in Italia. «Per adesso non ci penso – conclude – ma un giorno spero di poter aprire un’attività del genere anche da noi. In fondo casa è sempre casa». E non temi la burocrazia? «Sinceramente non saprei. Qui a Londra ho aperto un locale in un giorno spendendo 10 sterline. In Italia non funziona cosi?».