In manette i cacciatori di Rolex: fra le vittime il patron di 'Rebecca'

Tre arresti dei carabinieri per la rapina all'imprenditore Testi e a sua moglie

Le indagini sono state svolte dai carabinieri di Empoli

Le indagini sono state svolte dai carabinieri di Empoli

Empoli, 29 novembre 2017 - Fuori dai ristoranti più in voga di Firenze. Lì si appostavano, lì osservavano i clienti, sceglievano quelli con preziosi Rolex al polso, poi li attendevano. Dal locale li seguivano fino a casa e lì li rapinavano. Così avevano fatto, la sera del 18 gennaio, con i coniugi Testi, Alessandro, patron delle Industrie Testi (cui fa capo, fra gli altri, il marchio di gioielli Rebecca) e la moglie Paola: davanti casa, vennero aggrediti e privati dei loro orologi e di 200 euro, l’imprenditore fu colpito alla testa con il calcio della pistola.

Ad agire, quella sera e anche pochi giorni dopo Uzzano, in provincia di Pistoia, una banda composta da tre persone, tutti pluripregiudicati residenti a Napoli, scovati dai carabinieri di Empoli. I tre sono stati arrestati per rapina aggravata in concorso, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice per le indagini preliminari, Mario Profeta, al termine dell’attività investigativa coordinata dal sostituto procuratore Vito Bertoni.

I tre, tuttavia, si trovavano già reclusi per vicende analoghe: Francesco Guadagno, 28anni, nella casa circondariale di Napoli Poggioreale, Esposito Giuseppe, stessa età, a Santa Maria Capua Vetere. Il terzo, Salvatore Perugino, invece, ai domiciliari a Napoli. Quest’ultimo, di fatto, era il prestanome del team dei tre criminali che, una volta messo a segno il colpo in Toscana, tornavano a casa, per monetizzare la refurtiva: senza muoversi dalla Campania, prendeva a noleggio le auto per la trasferta dei ‘soci’.

E’ stato ricostruito nel corso delle indagini svolte dai militari guidati dal capitano Giorgio Guerrini.

Filmati, tabulati telefonici, dichiarazioni delle vittime: i volti dei responsabili sono emersi da un quadro investigativo complesso e articolato. Partito all’ora di cena di quella serata da incubo per Testi e la moglie, in un ristorante di San Frediano. Già all’uscita del locale due uomini, con volto parzialmente travisato da cappuccio e sciarpa, tenevano d’occhio i due mentre stavano andando a riprendere la loro Porsche. Uno di loro li aveva volutamente incrociati sul marciapiede, così da osservarli bene.

Una volta che la coppia era salita in auto, il malvivente-ombra aveva chiamato il complice arrivato su un’Alfa Mito su cui era salito, dando il la al pedinamento. Lo hanno raccontato le telecamere urbane di Firenze, sulla Fi-Pi-Li e di Empoli: tutto registrato fino all’arrivo in via XX Settembre, a casa Testi, dove si è consumata la rapina. Proprio il confronto tra le immagini di Firenze ed Empoli ha permesso di appurare che i due fuori dal locale erano gli stessi che avevano aggredito la coppia.

Il resto lo hanno fatto il gioco di squadra tra reparti dell’Arma e attività tecniche utili a risalire all’auto utilizzata: nessuna telecamera ne aveva immortalato la targa. Lo spunto vincente è arrivato da un’altra rapina, con copione e oggetto del desiderio analoghi (Rolex costosissimi), tentata il 4 febbraio a Uzzano. Un testimone aveva annotato la targa dell’auto dei banditi. Il mezzo era intestato a un autonoleggio napoletano e preso in affitto dal pregiudicato Salvatore Perugino: lo stesso, a gennaio, aveva noleggiato un’Alfa Mito bianca dalla stessa società. Un’informazione che ha permesso di chiudere il cerchio.

Samanta Panelli